È scontro tra governo italiano e Bruxelles sulla manovra, dopo il varo della nota di aggiornamento del DEF, nella quale è stato alzato il tetto deficit/Pil al 2,4%. Le parole più pesanti arrivano dal presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, che, riferendosi all’Italia e all’obiettivo di un rapporto tra deficit e Pil in violazione del patto di stabilita, ha detto:
“Se qualcuno chiedesse un trattamento speciale significherebbe la fine dell’euro’ ha detto Juncker, aggiungendo che: ‘Non vorrei che dopo aver gestito la difficilissima crisi greca ci trovassimo in una nuova crisi greca questa volta in Italia’.
Parole che il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ieri a Lussemburgo per l’Eurogruppo, ha liquidato così:
“Non ci sarà nessuna fine dell’euro. Io non ho parlato con Juncker, ho parlato con Moscovici e Dombrovskis, sarà un’idea di Juncker”. Il 2,4%, argomenta Tria, “è un numero che non corrisponde esattamente ad alcune regole europee ma fa parte della normale dinamica europea, è sempre accaduto a molti Paesi nel corso degli ultimi decenni, se andate a vedere il numero di Paesi che sono in regola con tutte le regole europee sono pochissimi. Non significa che non bisogna cercare di rispettarle ma ci sono delle situazioni economiche in cui bisogna fare delle valutazioni”. E ancora: “Il problema è la qualità della manovra, e questa manovra è di crescita, se vinciamo la scommessa della crescita tutto va bene, sennò cambieremo manovra come sempre bisogna fare”.
Anche Matteo Salvini respinge con forza l’intervento di Juncker:
“In Italia nessuno si beve le minacce di Juncker, che ora associa il nostro Paese alla Grecia. Vogliamo lavorare per rispondere ai bisogni dei nostri cittadini. I diritti al lavoro, alla sicurezza e alla salute sono priorità del governo e andremo fino in fondo. Alla faccia di chi rimpiange l’Italia impaurita, quella con le aziende e il futuro in svendita. Non ci fermeranno. Basta minacce e insulti dall’Europa, l’Italia è un paese sovrano”.
A dare fuoco alle polveri delle polemiche tra Bruxelles e Roma sulla Nota di aggiornamento al Def contribuiscono anche le parole del commissario Ue Pierre Moscovici, che ha spiegato:
“Il deficit del 2,4% per tre anni è una deviazione molto, molto significativa rispetto agli impegni presi dall’Italia”.
Non aiuta lo scetticismo del vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis:
“Aspettiamo la bozza di legge di stabilità” ma “a una prima vista” i piani di bilancio italiani “non sembrano compatibili con le regole del Patto“, riferendosi a quello di Stabilità e crescita, sottoscritto nel 1997 dai paesi membri dell’Unione europea, inerente al controllo delle rispettive politiche di bilancio pubbliche, al fine di mantenere fermi i requisiti di adesione all’Eurozona.
Una strada tutta in salita dunque per il ministro Giovanni Tria, che in partenza in anticipo per Roma proprio per lavorare al Def da trasmettere al Parlamento ha provato a rasserenare gli animi: ‘L’Ue stia tranquilla, il debito-pil andrà giù“.