Se non verranno accolte le due richieste, il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha minacciato di dimettersi. Lo rende noto Reuters, citando una fonte governativa del MoVimento 5 Stelle, la quale ha precisato che Lega e 5S insistono per andare oltre il 2%. Sono ore molto concitate quelle che separano la coalizione di governo dalla presentazione della sua prima legge di bilancio dalla formazione dell’esecutivo a fine maggio.
Il professor Tria, che dice di aver giurato sulla costituzione di lavorare per fare l’interesse dei cittadini italiani e non per rispettare il contratto di governo, dice di non voler cedere alle pressioni per aumentare il deficit oltre l’1,6% del Pil per il 2019, ricordando che l’Italia rischia di pagare caro in termini di perdita di fiducia e interessi sul debito il superamento dell’asticella del 2%.
Il leader della Lega Matteo Salvini ha dichiarato che va sforato il tetto “per il bene dei cittadini”, mentre da parte sua l’altro vice premier, il capo politico del MoVimento 5 Stelle Luigi Di Maio, ha fatto sapere che serve una manovra coraggiosa, altrimenti “i cittadini non capirebbero”.
“È una guerra di logoramento tra noi e Tria, il ministro non si muove da 1,6% e ha minacciato le dimissioni” ha riferito a Reuters una fonte governativa del Movimento 5 stelle che ha aggiunto: “Gli è stato risposto di andarsene”.
Il problema è che il tempo stringe dal momento che la manovra va presentata al Parlamento entro la mezzanotte del 27 settembre. In serata dopo la chiusura dei mercati il governo dovrebbe riunirsi per mettere a punto gli ultimi dettagli.
“A livello di maggioranza siamo concordi”, spiega la fonte, “non è necessario arrivare a 2,4% ma sopra il 2 sì”, ha aggiunto. Il M5S vuole inserire in manovra il reddito di cittadinanza e il governo ha allo studio altre misure di espansione fiscale costose pr le casse statali, come la dual tax, la revisione della riforma Fornero e lo stop all’incremento dell’Iva.
Tria da parte sua vuole rispettare gli impegni presi con le autorità europee (e con il popolo italiano, dice lui) per continuare il percorso di contenimento del debito pubblico, il secondo più grande d’Europa dopo quello greco.
Sui mercati, le indiscrezioni stampa circa un ritardo nella presentazione della manovra finanziaria a causa del sorgere di “nuove complicazioni”, hanno fatto salire il rendimento dei Btp a due anni allo 0,97% e hanno spinto in ribasso il listino azionario. Complice il calo delle banche, Piazza Affari a un certo punto cedeva anche il 2%, per la perdita percentuale più accentuata in un mese di tempo.