Il designer Gianvito Rossi si dedica alla collezione maschile immaginata per un uomo con esigenze ben precise. Proprio come le sue
A cura di Margherita Calabi e Benedetta Gandolfi
Dalla nascita del suo brand, nel 2006, Gianvito Rossi ha ridefinito l’estetica della scarpa partendo da un’idea molto chiara: l’eleganza è semplicità. Così ha ridisegnato la scarpa femminile e l’ha trasformata in un oggetto moderno, essenziale, sensuale e mai eccessivo. Oggi le sue creazioni sono indossate dalle donne più belle del mondo, dalle regine alle attrici di Hollywood. “La mia soddisfazione, quando infila le mie scarpe, è vedere la donna in sé e non tanto quello che ha ai piedi”, spiega. Glamour contemporaneo, una produzione impeccabile e una rigorosa attenzione al particolare sono le caratteristiche delle sue collezioni che oggi comprendono anche l’uomo. Un uomo cosmopolita con gusti ben precisi, proprio come Gianvito Rossi, che ama dettaglio e qualità.
Gli inizi. Il suo cognome nel mondo dello stile e della moda è sempre stato importante. Gianvito, figlio di Sergio Rossi, che ha fatto la storia delle calzature made in Italy negli anni ’70 ‘80 e ‘90, è riuscito a vivere questa fortuna come un positivo punto di partenza per sviluppare il suo stile personale. Il designer ha sempre condiviso con il padre la stessa visione. “Il rapporto padre-figlio può avere momenti di grande sintonia e positività alternati a momenti di confronto. Il fine, però, è sempre stato quello di fare al meglio il proprio lavoro. Siamo sempre andati nella stessa direzione”, dice Gianvito Rossi. “La casa di famiglia era contigua all’azienda e quindi cominciare a lavorare per me ha significato passare otto, nove, dieci ore in azienda anziché tre. Non so identificare il momento preciso in cui è iniziata la mia carriera, l’ho sempre vissuta come la mia vita”.
Numeri e mercati. L’azienda di San Mauro Pascoli, nel distretto calzaturificio romagnolo, produce 300mila scarpe all’anno, 1500 paia al giorno. I dipendenti worldwide sono oltre 200 e 120 si trovano in loco (alcuni sono gli stessi che, in passato, hanno lavorato per il padre). Con un fatturato di 85 milioni di euro nel 2017 e un utile pari a 17 milioni di euro, il marchio, tra le più forti realtà italiane nel mondo delle calzature di lusso, ha come mercati di riferimento l’Europa e gli Stati Uniti, ci sono ottimi risultati anche in Russia e Medio Oriente.
Oggi le boutique nelle principali città internazionali sono 15 – Milano, Parigi, Londra, Hong Kong, New York, Miami a Bal Harbour Shops, South Coast Plaza in California, Tokyo per citarne alcune – e il programma è di raddoppiarle nei prossimi anni. Dopo la joint venture in Giappone il focus continuerà a essere l’Asia: “apriremo un nuovo punto vendita a Tokyo e tra settembre e ottobre aprirà a Seoul il primo punto vendita della joint venture coreana. Stiamo espandendo la nostra presenza a Hong Kong e per il 2019 puntiamo alla Cina. Senza trascurare l’e-commerce”, racconta il designer-imprenditore.
Il processo produttivo. Il marchio lavora con concerie e fornitori italiani (le materie prime provengono da tutto il mondo) e usa pellami della migliore qualità, sebbene questo possa comportare dei limiti industriali. “Per avere un livello qualitativo molto alto si complica il processo produttivo”, spiega Gianvito Rossi. “Una scarpa elegante deve essere leggera ma allo stesso tempo consistente, il segreto dell’alta qualità è di trovare il perfetto equilibrio tra questi due elementi”. Tutti i pellami, preziosamente custoditi in una “wonder room” in azienda, vengono controllati uno a uno e ciascuno viene destinato a un modello specifico di scarpa. Ogni pellame è tagliato individualmente per evitare imperfezioni e assemblato a mano con una precisione chirurgica. “Il modello a cui sono più legato”, racconta il designer “è un bootie che si chiama Vamp, un open-toe alto sul retro. Ho voluto coniugare il carattere, la struttura e la forza di un bootie a un décolleté molto profondo che ne esaltasse la femminilità.
Questo equilibrio tra forza e femminilità per me è la sintesi dell’eleganza e del carattere”. Il best-seller della maison, invece, è la Gianvito Pump, una décolleté classica su tre altezze di tacco. “Il tacco è premiante per la silhouette femminile. Non bisogna privarsi di questo piacere”, afferma senza esitazione.
Le collezioni e l’uomo. Gianvito Rossi ha sempre considerato le sue creazioni un semplice strumento per celebrare la donna in tutta la sua bellezza. “Le linee guida ispiratrici delle collezioni donna, l’eleganza e la modernità, si ritrovano anche nelle nuove collezioni maschili”, racconta. Ogni modello (cinque in totale) è studiato nei minimi dettagli: la modernità non è solo nella sneaker, realizzata con specifici materiali e fodere, ma anche nella scarpa più formale, sempre più leggera e non più così stretta e sottile. “Ho voluto reinterpretare la scarpa classica dandole un’estetica pulita e lineare. Ho immaginato una forma più larga e più allungata, una proporzione più importante e più contemporanea e l’ho riproposta su modelli iconici come il mocassino, il bootie e la scarpa allacciata”. Come per le collezioni donna la gamma cromatica è importante: si passa dal camoscio alla pelle, dal velluto per la pantofola da sera al cavallino e al leopardo. “Essere eleganti non vuole dire rinunciare a un colore o a un materiale. L’eleganza sta nel avere un look appropriato ed equilibrato, con un accenno di provocazione che non è un urlo ma un’ironia, che è un sorriso più che una risata”, rivela. Oggi le sue collezioni uomo hanno negozi dedicati: il primo è stato quello di Milano, all’interno della corte di Palazzo Bagatti Valsecchi, a pochi passi dalla boutique donna di via Santo Spirito. Una vetrina a cui ha fatto seguito, a stretto giro, quella di rue du Mont Thabor a Parigi, di fronte allo storico spazio dedicato all’universo femminile del marchio. Come tutte le boutique della maison, il concept è stato realizzato dal designer con l’architetto spagnolo Patricia Urquiola.
Gianvito Rossi e le donne. “Il design per me è finalizzato a esaltare la figura femminile. Questo è un buon punto di partenza. Bisogna togliere un po’ del proprio ego di designer e mettersi di più al servizio dell’estetica femminile. Dopodiché gli elementi da mettere al primo posto sono originalità e modernità. Anche nella semplicità bisogna inserire un tratto che vada a cambiare uno stile consolidato nel tempo, un elemento che dia una ragion d’essere a questo nuovo stile”, taglia corto.
Il futuro. Oggi i suoi figli Nicola e Sofia sono entrati a far parte dell’azienda, domani Gianvito Rossi si augura che siano proprio loro a portare avanti l’heritage e la tradizione del marchio che ha creato. “Il rapporto padre-figlio sul lavoro non è una strada in discesa”, ribadisce, ricordando la sua esperienza. “La tradizione si porta avanti con il tempo, è difficile avere dei momenti formativi precisi. In una realtà aziendale familiare le scadenze temporali non funzionano: ci vogliono un tempo e una modalità di assorbimento meno codificati e più naturali. E ci vuole anche parecchia resistenza”, dice sorridendo. “Tutto quello che so sulla scarpa, l’ho imparato da mio padre”, continua “cercherò di trasmettere ai miei figli quello che lui ha trasmesso a me. Siamo un’azienda in corsa e stiamo crescendo. Mi farebbe molto piacere che la mia famiglia continuasse a portare avanti questa tradizione”. Ma qual è l’insegnamento più importante da tramandare? “Migliorare sempre il proprio lavoro. Non si è mai arrivati. Per fare un prodotto di altissima qualità, ricerca e messa a punto devono essere costanti”.
Nella foto: Gianvito Rossi, a destra, insieme alla moglie Monica e ai figli Sofia e Nicola.
L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di settembre del magazine Wall Street Italia.