Economia

Letta alza la voce: i tedeschi non sono i soli a salvare l’euro

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NEW YORK (WSI) – Il pio desiderio di Letta è tagliare le tasse sugli immobili e ridurre il costo del lavoro, aumentare gli investimenti nella cultura e rilanciare la crescita, il tutto mantenendo gli obiettivi di deficit accordati con Bruxelles.

Per avere un bilancio strutturale bisogna anche rispettare, tuttavia, l’obiettivo dello 0,7% del Pil di austerity. Il Governo spera di ottenere risparmi alternativi, in particolare attraverso i tagli alle spese pubbliche, che eviterebbero il ricorso ad altre misure di rigore che non sarebbero dalla già stremata popolazione.

Il premier ha annunciato che in settimana vedrà la luce il piano di privatizzazioni, che segnerà “un passo importante”. Lo ha detto durante il suo intervento al convegno sul futuro dell’Italia organizzato a Roma dal Financial Times e da Wall Street Italia, precisando che il piano verrà discusso oggi con il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni.

Il 2014 sarà un anno critico e se l’Italia vorrà raggiungere tutti gli obiettivi ambiziosi prefissati – deficit al 2,5% del Pil, ritorno alla crescita, pulizia bilanci banche, garanzia del credito alle PMI, investimenti nella cultura – senza ricorrere a nuova austerity, ci vorrà anche una mano dall’Europa.

Letta ha precisato che l’italia non è stata mai aiutata dall’Europa e che anzi Roma ha contribuito più di altri Paesi al fondo salva stati, facendo accenno a una polemica contro Olanda e Finlandia, che contribuiscono all’ESM per un terzo e un decimo, rispettivamente, in confronto all’Italia. Roma, inoltre, non ha avuto aiuti dalle banche (ultima in classifica).

“I tedeschi non sono gli unici a salvare l’Euro e l’Europa, c’è un contributo molto importante anche dell’Italia e di altri paesi”, ad esempio il nostro contributo al Fondo salva stati (ESM) e altri meccanismi è “dieci volte quello della Finlandia”, ha ricordato Letta.

“Il percorso di consolidamento fiscale è un mantra, un dovere, vogliamo continuare lungo questa strada”.

La crescita della disoccupazione giovanile rappresenta “il vero incubo” dell’Italia, ha affermato il presidente del Consiglio durante il convegno. Con questi andamenti “stiamo perdendo una generazione intera, e perdiamo ben più del solo danno economico – ha aggiunto – perché arriva un colpo mortale alla fiducia e alle speranze sul futuro”.

Per questo, pur in un 2013 in cui la priorità era fermare le emergenze, su conti e recessione, Letta ha affermato che “abbiamo cercato di affrontare anche il tema della disoccupazione giovanile con due approcci: il primo europeo e il secondo nazionale”.