ROMA (WSI) – Il governo Letta ha ottenuto la fiducia al Senato con 235 voti a favore e 70 contrari. I senatori presenti erano 307 i votanti 305, 2 non hanno partecipato al voto. Nessuno si è astenuto. L’Aula della Camera ha confermato la fiducia al governo Letta con 435 voti a favore, 162 voti contrari. I deputati presenti al voto erano 597.
Berlusconi fa dietrofront e vota la fiducia. Nel Pdl è caos. Borsa su, spread cala. Fischi e urla al Cav all’uscita dal Senato. In 26 pronti ad andarsene. Formigoni: ‘Nasce nuovo gruppo’. Battaglia sul nome e simbolo. Nitto Palma e Bondi dicono no.
Il nuovo gruppo formato da deputati del Pdl arriverà a 26 parlamentari e interverrà già oggi in aula durante il dibattito. Il primo firmatario è Cicchitto e ufficialmente parte con 12 esponenti ma è già stata annunciato che si arriverà a quota 26. E’ quanto emerge dalla conferenza dei capigruppo. La richiesta di formare un nuovo gruppo parlamentare, viene spiegato al termine della conferenza dei capigruppo della Camera, è stata accolta dalla presidenza della Camera in conformità con quanto già accaduto in precedenza con altre formazioni politiche.
“Non ho nessuna intenzione di dimettermi da senatore”. Lo ha detto Silvio Berlusconi, a quanto raccontano diversi deputati, nel corso della riunione con i parlamentari pidiellini.
Quagliariello, nuovo gruppo? Ministri non ci sono – “E’ un’iniziativa dei parlamentari che non conosco; quello che so è che i membri del governo ne sono estranei e non si sono mossi”. Così il ministro Gaetano Quagliariello, parlando con i cronisti a Montecitorio sulla formazione di un nuovo gruppo alla Camera.
De Girolamo, sono e resto in gruppo Pdl – “Sono e resto nel gruppo parlamentare Pdl”. Lo scrive il ministro dell’Agricoltura, Nunzia De Girolamo, su Twitter. In un tweet precedente afferma: “Oggi non si è mai parlato di nessun nuovo gruppo parlamentare”.
E’ sottolineato dai ‘buuu!’ di diversi settori dell’aula di Montecitorio il si’ alla fiducia al governo Letta che vota Daniela Santanche’, una delle voci piu’ critiche all’interno del Pdl contro l’operato dell’esecutivo. Santanche’ a passo svelto, dopo avere espresso il suo voto, sfila sotto il banco della presidenza e poi esce dall’aula della Camera.
“Alfano ha rappresentato per tutti noi una linea politica che e’ risultata vincente rispetto alle contraddizioni che si erano manifestate”. Lo ha detto in aula alla Camera Fabrizio Cicchitto, parlando a titolo personale nel corso delle dichiarazioni di voto sulla fiducia al governo, dopo che 12 deputati ex Pdl hanno depositato la richiesta per la costituzione di un gruppo parlamentare autonomo. “Quello che e’ avvenuto nel corso di questi giorni -ha aggiunto riferendosi allo ‘strappo’ consumato da una parte del Pdl- e’ qualcosa di profondo e significativo”.
In una nota diffusa dal Quirinale si legge:”L’essenziale è che il governo ha superato la prova, vinto la sfida e innanzitutto per la serietà e la fermezza dell’impostazione sostenuta dal presidente del Consiglio dinanzi alle Camere”. Poi la nota continua:”Il presidente del Consiglio e il governo non potranno tollerare che si riapra un quotidiano gioco al massacro nei loro confronti”.
Sorpresa sì, ma forse più amara che dolce. E’ quella tradita da Enrico Letta, stamattina al Senato, nel momento in cui Silvio Berlusconi annunciava l’intenzione di votare sì alla fiducia al governo. Rivedendo le immagini del circuito interno del Senato ci sono pochi dubbi, subito dopo la dichiarazione di voto del cavaliere Letta sorride e, rivolgendosi ad Angelino Alfano che era al suo fianco (lui sì, immobile), dice: “E’ un grande”. Detto così, suona come un complimento. Non fosse che subito dopo è la stessa mimica di Letta a ‘declinare’ l’espressione: il premier scuote il capo e si passa le mani sulla testa.Tra i banchi del governo, invece, uno dei primi a ‘sgamare’ le intenzioni di Berlusconi è il ministro Gianpiero D’Alia, che un attimo prima del sì alla fiducia di Berlusconi si gira di fianco e, sorridendo, al suo compagno di banco dice “vota sì”. E Beppe Grillo rilancia su Twitter le immagini del labiale di Enrico Letta. “Il video sopra si commenta da sé – scrive il leader M5S sul blog – Letta pidiellino ad honorem”. Seguono due dichiarazioni del premier. Quella di oggi “‘Berlusconi è un grande’ Enrico Letta, 2 ottobre 2013′” e un’altra datata “13 luglio 2012: ‘Preferisco che i voti vadano al Pdl piuttosto che disperdersi verso Grillo'”.
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Colpo di scena a Palazzo Madama: Silvio Berlusconi ha preso la parola all’ultimo minuto al posto di Renato Schifani e ha annunciato che il Pdl voterà la fiducia al governo Letta. In mattinata sembrava essersi consumata la scissione in seno al Popolo delle Libertà, con 25 senatori “dissidenti” che avevano firmato la mozione di fiducia al governo, e il Pdl pronto a passare all’opposizione.
Sono 25 i deputati del Pdl che si sono schierati a Montecitorio con il Segretario Angelino Alfano, Oltre al Vicepremier, i nomi sono quelli di Gioacchino Alafano, Alli Paolo, Bernardo Maurizio, Bianchi Dorina, Bosco Antonino, Calabro` Raffaele, Castiglione Giuseppe, Cicchitto Fabrizio, Costa Enrico, De Girolamo Nunzia, Gallo Riccardo, Garofalo Vincenzo, Lorenzin Beatrice, Lupi Maurizio, Misuraca Dore, Minardo Antonino, Pagano Alessandro, Piccone Filippo, Piso Vincenzo, Pizzolante Sergio, Roccella Eugenia, Saltamartini Barbara, Scopelliti Rosanna, Tancredi Paolo, Vignali Raffaello.
E poco prima di mezzogiorno era uscita la notizia che il gruppo Pdl aveva ormai deciso all’unanimità di non votare la fiducia, con il Cavaliere pronto anche ad uscire dall’aula. Ma non sono passate neanche due ore ed ecco la sorpresa: il leader del Pdl ha preso la parola in aula dopo Mario Monti ed ha annunciato che continuerà ad appoggiare il governo Letta.
“Abbiamo ascoltato – ha detto – il presidente del Consiglio, il suo impegno sul contenimento della pressione fiscale, la riduzione delle imposte sul lavoro, il suo impegno circa il richiamo della Corte Europea per la responsabilità civile dei giudici. E dunque mettendo insieme tutte queste aspettative, il fatto che l’Italia ha bisogno di un governo che faccia le riforme strutturali, abbiamo deciso, non senza interno travaglio, di esprimere un voto di fiducia”.
“Avevamo la speranza che potesse cambiare il clima di questo paese – ha proseguito Berlusconi -, una ‘guerra civile fredda’, che potesse andare verso la pacificazione di cui c’è bisogno. Questa speranza non l’abbiamo deposta, la conserviamo ancora”.
Il Pdl ha fatto tutto quello che era possibile per far “cambiare il clima nel Paese” e consentire il passaggio da una “guerra civile fredda” a quella pacificazione di cui un “paese civile ha bisogno”, ha aggiunto. “Noi questa speranza non la abbiamo deposta, la coltiviamo ancora”.
“Dopo il risultato delle passate elezioni – ha spiegato – ritenemmo che l’unica soluzione ragionevole era dare vita a un governo che metteva insieme il centrodestra e il centrosinistra. Aspettammo due mesi di riflessione e poi arrivammo insieme alla formazione di questa compagine della quale noi abbiamo accettato tutte le volontà espresse. E infatti sulle 23 personalità presenti accettammo di avere soltanto 5 ministri. Abbiamo fatto tutto quello che era nelle nostre possibilità fare e lo abbiamo fatto perchè avevamo la speranza potesse cambiare il clima nel Paese. Speravamo che quella che qualcuno ha chiamato ‘guerra civile fredda’ potesse andare verso quella pacificazione di cui un Paese civile ha bisogno”.
“Fate che sia una giornata storica”, ha chiesto Letta ai senatori ai quali si rivolgeva chiedendo la fiducia del suo Governo. E così è stato. Il PdL esce spaccato tra falchi e colombe, ma non si divide, mentre l’esecutivo resterà in piedi, tenuto in vita da una rinnovata maggioranza, almeno nei modi, ma con gli stessi numeri.
In poche parole si apre il Letta bis, un’avventura che continerà sempre con il condannato Berlusconi in sella. Si pensava che l’imprenditore miliardario potesse lasciare la maggioranza e dagli scranni dell’Opposizione incominciare già a fare campagna elettorale. Al suo fianco sono sempre rimasti i pasdaran più intransigenti del PdL, che intendono fare parte del nuovo partito Forza Italia. Quello che sta avvenendo all’interno del partito non è solo una sfida di principi per il bene dell’Italia. Ma una lotta all’ultimo sangue per l’eredità del suo leader, ormai 77enne.
A Palazzo Madama è caos totale. Durante la votazione con la chiama nominale, Berlusconi ha annunciato che il suo partito PdL avrebbe a sorpresa garantito la fiducia a Letta. Si tratta dell’ennesimo cambio di programma dell’ultim’ora. Fondamentale sara vedere quello che farà ora Angelino Alfano, il quale rappresenta il leader del PdL e il suo segretario politico. Se decidesse di far parte di un nuovo gruppo, avremmo due entità distinte tra Forza Italia e PdL.
È stato Silvio Berlusconi e non il capogruppo, Renato Schifani, a prendere la parola in Aula durante le dichiarazioni di voto sulla fiducia in Senato. Un piccolo colpo di scena che ha preluso anche a un altro fatto più clamoroso: dopo la riunione dei gruppi in cui si è deciso di votare la sfiducia, infatti, il Cavaliere ha tenuto una serie di riunioni, al termine delle quali si è convinto a votare la fiducia. Ci sarebbero stati anche nuovi contatti con Alfano. L’ex premier ha quindi modificato la posizione, assumendone una decisamente più morbida.
“Il governo che guido è nato in Parlamento e se deve morire deve morire qui“. E’ quanto ha detto il premier Enrico Letta al Senato, chiedendo la fiducia. Il presidente del Consiglio si è preso il merito del calo delle tasse e ha lanciato l’allarme sull’esistenza di un “rischio fatale per l’Italia”, in caso di caduta dell’esecutivo.
“Questi primi 5 mesi di governo hanno già determinato un primo significativo sollievo per gli italiani” dal punto di vista del carico fiscale, con “meno tasse per oltre 3 miliardi di euro. Questi sono fatti, non rinvii”, ha detto Letta nel suo discorso a Palazzo Madama.
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Berlusconi a favore della sfiducia, il Pdl si spacca. In 23 sono pronti ad andarsene. Formigoni: ‘Nasce un nuovo gruppo’. I 22 senatori che hanno firmato la risoluzione a sostegno del governo Letta sono nell’ordine Giovanardi; Gualdani; Augello; Scoma; Rossi Luciano; Sacconi; Marinello; Mancuso; Chiavaroli; Torrisi; Pagano Viceconte Aiello; Gentile; ; Formigoni; Colucci, Caridi; D’Ascola. Tra loro anche 4 senatori di Gal, Bilardi; Bianconi; Compagna; Naccarato. L’ex Ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini non fa sconti e dice: ‘I destini sono separati. Fine’.
Ancora più duro l’intervento di Bondi: “Voi fallirete – ha detto – darete vita a un governicchio che ha ottenuto solo lo scopo di spaccare il Pdl. Io non assistero’ allo spettacolo – ha concluso – dell’umiliazione del Pdl, di Berlusconi, del Paese”.
Intanto, parlando al Senato, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini ha affermato: “Mi pare evidente che la mozione firmata anche da 23 esponenti del Pdl stabilisce che politicamente nasce una nuova maggioranza che consente a questo governo di andare avanti”.
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Dopo il discorso di Letta, si è tenuta la riunione dei senatori del Pdl al termine del quale Berlusconi ha confermato la decisione di votare no alla fiducia decidendo di restare in Aula: “Se uscissimo fuori sarebbe un gesto ambiguo e gli elettori non lo capirebbero”.
Si apprende che il gruppo del Pdl formato dai falchi vicini al Cavaliere voterà comunque per la sfiducia al Governo Letta. Ma i disertori sarebbero diversi, a partire dallo stesso Angelino Alfano. I deputati e senatori che voteranno la fiducia al governo Letta sono circa 40, “basta vedere le loro dichiarazioni pubbliche”, ha detto Carlo Giovanardi entrando in Senato.
Mentre si consuma una profonda spaccatura all’interno del Pdl, Berlusconi ha affermato in altra sede: “non muoio neanche se mi ammazzano”.
Nel suo discorso al Senato, Letta ha parlato di una situazione fatta di “minacce quotidiane” e “polemiche”, che generano caos e smarrimento nei cittadini. La stabilità è stata “messa a repentaglio, ma non è sempre stato così. Dalla nascita della Repubblica, dal 1946 al 1968, tre presidenti del Consiglio hanno governato per la maggior parte del tempo e i benefici li conoscono tutti gli italiani”.
“In caso di crisi scivoliamo verso elezioni che potranno portare ad un riaggiustamento delle percentuali tra un partito e l’altro, ma ci consegnano all’ingovernabilità, senza una chiara maggioranza. Il governo può continuare a vivere se è convincente nel suo programma, con un nuovo patto, con prospettive focalizzate sui problemi delle persone, delle imrpese e del Paese”.
Le opzioni per un Letta bis ci sono, e prevedono nuovi inciuci con le colombe del Pdl e i dissidenti del Movimento 5 Stelle. Al Senato il quorum richiesto è quota 161, cioè il quorum compresi i senatori a vita. [ARTICLEIMAGE]
Letta ha concluso il suo intervento chiedendo una “fiducia per tutti gli italiani”.
“Abbiamo il dovere di restituire ai nostri figli la speranza. L’11 marzo del 1947 un grande liberale, Benedetto Croce, si rivolse in Parlamento ai suoi colleghi dell’Assemblea costituente con queste parole: ‘Ciascuno di noi ora si ritiri nella sua profonda coscienza e procuri di non prepararsi, col suo voto poco meditato, un pungente e vergognoso rimorso'”.
Intanto in una intervista rilasciata a Panorama, Silvio Berlusconi ha detto che “la prima ipotesi è una coalizione tra Pd e Movimento 5 stelle è negata a priori da Beppe Grillo e sarebbe un tradimento del programma di Cinque Stelle: la reputo impossibile. La seconda è talmente indecorosa e avvilente che si scontrerebbe con una ripulsa popolare: un governo a guida Pd con fuoriusciti del Pdl, magari con l’appoggio dei senatori a vita. Non sarebbe una maggioranza, ma un espediente numerico” e “il presidente Giorgio Napolitano non darebbe mai l’avallo a un simile esperimento”.
Ospite alla “Telefonata” di Belpietro, Fabrizio Cicchitto ha riferito: “Voteremo la fiducia ritenendo che sia un grave errore fare cadere questo governo per due ragioni: per il fatto che l’economia nelle varie componenti ci chiede di mantenerlo in piedi altrimenti l’Italia va allo sfascio; poi siamo sorpresi della scelta di Berlusconi, anche se gli confermo la stima personale e il sostegno nella difficile battaglia contro l’uso politico della giustizia, ma fare cadere il governo è un grave autogol”. Quanto ai numeri, osserva: “Lo vedremo non voglio fare cifre, vedo che siamo fra due estremi, secondo me la collocazione più prevedibilmente si collocherà fra 20 e 30 senatori”.