Non c’è molto ottimismo nell’aria, e lo stesso Mario Draghi, ex presidente del consiglio italiano e numero uno della BCE, non nutre grandi speranze per una rinnovata crescita economica per l’Eurozona, almeno nel prossimo anno. Anzi, la sua è una prospettiva è che l’Europa si ritroverà già a fine 2023 in recessione.
Draghi guarda non tanto agli sviluppi odierni, quanto alle strategie UE in comparti economici che diventeranno decisivi nel futuro. E in cui superpotenze alleate o meno si stanno già sviluppando, molto più di quanto faccia ora l’Europa.
Cosa dicono invece le stime del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) e dalla stessa BCE?
Per Draghi il 2024 sarà anno di recessione
In un articolo del “Financial Times”, l’ex premier Mario Draghi non ha mostrato particolare ottimismo in merito allo sviluppo economico dell’UE. Anzi, soffermandosi sulle prospettive economiche dell’UE ha parlato di una recessione entro la fine del 2023. Come ha dichiarato alla conferenza Global Boardroom del FT:
“È quasi sicuro che avremo una recessione entro la fine dell’anno […] È abbastanza chiaro che i primi due trimestri del prossimo anno lo dimostreranno”.
Con una precisazione fondamentale: “è improbabile che la recessione sia profonda o destabilizzante”.
In effetti non mancano le avvisaglie. Oltre alla questione del comparto automotive elettrico, in cui le auto cinesi sono addirittura accusate di concorrenza sleale, l’Europa deve affrontare anche la transizione verde, sostenuta non con gli stessi ritmi delle altre superpotenze, come USA e Cina. A questo vanno aggiunte le tensioni geopolitiche, con gli occhi sempre puntati sugli sviluppi della crisi russo-ucraina e il più recente fronte aperto tra Palestina e Israele.
Draghi avrà il compito di redigere un rapporto, per conto della Commissione Europea, in cui spiegherà come l’UE potrà affrontare l’erosione della competitività globale, altro problema cardine per la filiera produttiva europea. Lui stesso ha sottolineato durante la conferenza che la sopravvivenza a lungo termine del progetto europeo dipende anche da questo, oltre che da un’urgente integrazione politica.
BCE e FMI: ecco cosa dicono le loro stime
Nonostante le parole di Draghi di una potenziale recessione a fine anno, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale sono invece di parere opposto. Dalle ultime previsioni della BCE e del FMI, entrambi prevedono un modesto rimbalzo della crescita europea negli ultimi mesi di quest’anno.
Leggendo la stima flash preliminare pubblicata lo scorso 31 ottobre dall’Eurostat, è vero che l’economia dell’eurozona si è contratta dello 0,1% nel terzo trimestre, rispetto al trimestre precedente. Eppure le ultime previsioni della BCE per l’Eurozona prevedono un rimbalzo (seppur modesto) della crescita su base trimestrale allo 0,1%, stavolta nel quarto trimestre. Si prospetta un aumento dello 0,3% nel primo trimestre del 2024 e poi una crescita dello 0,4%.
Osservando più nel dettaglio le proiezioni macroeconomiche sul PIL dell’Eurozona pubblicate al termine della riunione di settembre, il segno positivo resta ma gli esperti della BCE le hanno riviste significativamente al ribasso: con una crescita che “si porterebbe nell’area dell’euro allo 0,7% nel 2023, all’1,0% nel 2024 e all’1,5% nel 2025”.
Sempre la BCE avverte ancora che questa crescita si è contenuta notevolmente rispetto al 3,4% registrato nel 2022. E che “gli indicatori a breve termine segnalano una stagnazione nel breve termine a fronte di condizioni di finanziamento più restrittive, di una debole fiducia delle imprese e dei consumatori e di una bassa domanda estera nel contesto di un rafforzamento dell’euro”.
Pertanto, nemmeno la BCE è troppo ottimista. Anche se si registrerà una crescita, essa “continuerà a essere frenata poiché l’inasprimento della politica monetaria della BCE e le condizioni avverse di offerta di credito si ripercuoteranno sull’economia reale e poiché il sostegno fiscale verrà gradualmente ritirato.“
Nel caso del FMI, si prevede che, nella previsione di una crescita europea più ampia, si registrerebbe comunque un modesto rimbalzo dall’1,3% quest’anno all’1,5% l’anno prossimo. Ma sempre rispetto al 2,7% stimato nel 2022. Ma non sarà una ripresa facile. Come riportato nel Regional Economic Outlook di Novembre:
“[…] le economie orientate ai servizi si riprenderanno più rapidamente di quelle relativamente più grandi settori manifatturieri, che devono far fronte a una domanda esterna bassa e sono più esposti agli elevati prezzi dell’energia.”.
Inoltre, come precisa l’FMI:
“[…] la portata varierà da un paese all’altro, a seconda dell’intensità energetica della produzione, dell’orientamento al settore dei servizi e, soprattutto per i paesi più orientali, dell’eventuale interruzione dei rapporti commerciali con la Russia.”
I settori strategici per il futuro dell’Europa
Se per BCE e FMI le sfide che dovrà affrontare l’Europa nei prossimi anni sono per lo più nel comparto energetico e nell’attuale politica monetaria, per Draghi il problema principale è nella parola “unione” che manca ancora:
“O l’Europa agisce insieme e diventa un’unione più profonda, un’unione capace di esprimere una politica estera e una politica di difesa, oltre a tutte le politiche economiche […] oppure temo che l’Unione Europea non sopravviverà se non come mercato unico”.
Ad oggi USA e Cina stanno investendo molto nella transizione green delle proprie economie, mentre l’UE è ancora indietro. A questo si aggiunge anche la perdita di competitività negli ultimi 20 anni, che come sottolinea Draghi, non è solo “[…] rispetto non solo agli Stati Uniti ma anche al Giappone, alla Corea del Sud e, ovviamente, alla Cina”.
Per evitare la debacle del progetto europeo, secondo Draghi l’Europa dovrà lavorare molto su alcuni punti deboli come la bassa produttività, gli alti costi energetici e la mancanza di manodopera qualificata. Però, grazie al tasso di disoccupazione ai minimi storici (6,4% ad agosto 2023, come conferma l’Eurostat), Draghi ha affermato che l’impatto della prevista recessione sull’economia europea sarà probabilmente attenuato: “[…] potremmo avere una recessione, ma forse non sarà destabilizzante.“.