TRIPOLI (WSI) – I militanti islamici dell’Isis, che ieri ha minacciato di morte il fondatore di Twitter Jack Dorsey, hanno bombardato due stabilimenti petroliferi nevralgici danneggiando il gasdotto di Es Sidra.
Lo ha riferito alle agenzie stampa un portavoce delle forze incaricate di proteggere le infrastrutture energetiche del paese.
I bacini petroliferi colpiti sono quelli di Bahi e Mabrouk, che sono ancora in fiamme. I militanti autori dell’attacco dicono di essere fedeli allo Stato Islamico, il gruppo estremista di fede islamica il cui obiettivo è creare un califfato in Medioriente e Nordafrica.
È lo stesso gruppo di combattenti che sono ritenuti responsabili di un altro attacco a un bacino petrolifero e a un gasdotto libico avvenuto il mese scorso.
I militanti armati sedicenti dello “Stato Islamico in Libia” stanno approfittando del caos politico di un paese che pare ingovernabile dopo la cacciata e uccisione del dittatore Gheddafi. Due governi rivali sono insediati, quello riconosciuto dalle autorità internazionali e quello autoproclamato di Tripoli.
È rimasta gravemente danneggiata la pipeline che porta il greggio dai due bacini al porto di Es Sidra.
Per il momento rimane difficile stimare il valore dei danni recati all’episodio anche perché gli scontri tra fazioni rivali non sono ancora terminati. I portavoce ha riferito inoltre che le forze di sicurezza si stanno battendo contro le milizie islamiche in un terzo campo petrolifero, ad al-Dahra.
Sidra è il deposito maggiore di oro nero tutto il paese nordafricano. Dalle sue coste partono circa 447 mila barili di petrolio al giorno.
Intanto dal versante politico giungono notizie più incoraggianti: il parlamento di Tobruk, quello riconosciuto dalle autorità internazionali che fa capo al governo di al Thani, ha approvato la ripresa dei negoziati con le milizie di Alba libica, dopo la sospensione di una settimana prima.
A soprassedere le trattative sarà l’Onu. La riapertura dei negoziati è stata accordata in una votazione tenutasi durante una riunione tra i deputati e il capo della missione delle Nazioni Unite in Libia, Berardino Leon.