Le peggiori conseguenze economiche dovute alla pandemia si verificheranno in Italia, ma la risposta politica adottata, in termini di spesa pubblica aggiuntiva è stata decisamente più audace nella gran parte degli altri Paesi avanzati.
Lo rivelano le elaborazioni del Fondo monetario internazionale, nelle quali sono state distinte due macro-categorie di interventi: la spesa pubblica aggiuntiva/tagli alle entrate fiscali e le misure relative a prestiti, interventi sull’equity e garanzie sui prestiti.
Cosa ha fatto l’Italia
In rapporto al Pil, l’Italia ha sicuramente messo in campo una elevata mole di garanzie che, nelle intenzioni dell’esecutivo, dovrebbero favorire il credito bancario verso le imprese la cui liquidità è stata colpita dal virus (barra blu nel grafico in basso). In termini di spesa pubblica diretta, tuttavia, l’Italia è stata abbastanza morigerata – complice, forse, la minaccia di far crescere eccessivamente un debito pubblico già elevato (barra rossa).
Fra i Paesi del G7 solo la Francia ha speso di meno, in rapporto al Pil, per contrastare l’impatto economico del coronavirus. Nell’ordine, i Paesi che sono intervenuti con la maggiore decisione sono Stati Uniti, Giappone e Germania. Fra le economie avanzate, tuttavia, sarà l’Italia quella che rischia di perdere la quota più rilevante di prodotto interno lordo. Secondo le ultime stime del Fmi, Roma cederà il 12,8% contro l’8% degli Usa (il Paese più deciso nella spesa pubblica aggiuntiva), il 5,8% del Giappone e il 7,8% della Germania.
E interessante notare come due fra i maggiori Paesi che hanno speso meno dell’Italia, ovvero Spagna e Francia, risultino fra le economie che più risentiranno della crisi-Covid, con cadute del Pil stimate rispettivamente del 12,8% e 12,5%.
“Mentre la traiettoria del debito pubblico potrebbe spostarsi ulteriormente in uno scenario avverso, un ridimensionamento fiscale prima del dovuto presenta un rischio ancora maggiore di far deragliare la ripresa, con maggiori costi fiscali futuri”, ha ammonito il capo economista del Fmi Gita Gopinath, “i responsabili politici dovrebbero preparare piani d’emergenza che possano essere adattati in modo flessibile per gestire i rischi sanitari, economici e fiscali derivanti da epidemie ricorrenti”.