ROMA (WSI) – Naufraga fra i canali della marca trevigiana la strategia con cui Maroni aveva sperato di resuscitare la Lega, dopo che già erano state sconfitte le sue velleità separatiste. E cioè trasformarla in succursale nordista del berlusconismo, federando al suo interno il notabilato locale conservatore, restio ai vaniloqui sulla Padania ma desideroso di restare al potere, magari aggraooandosi a localismi di stampo bavarese o carinziano.
Doveva essere la terza metamorfosi di un movimento che in 25 anni non è riuscito a fare la sua rivoluzione, ma invece si era inserito con abilità nelle fragilità culturali di una destra illiberale vincente, traslocando a Roma la sua classe dirigente, identificandosi con quel malgoverno e replicandone gli scandali, fino a rendere impossibile disciogliere il vincolo di sudditanza da Berlusconi.
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