(9Colonne) – Roma, 16 mar – Lo “strappo sui Dico” del cardinale Carlo Maria Martini in una intervista a Repubblica: “Credo che la chiesa – afferma l’ex arcivescovo di Milano da Gerusalemme, dove ora vive per dedicarsi ai suoi studi di biblista- debba farsi comprendere, innanzitutto ascoltando la gente, le sue sofferenze, le sue necessità, i problemi, lasciando che le parole rimbalzino nel cuore, lasciando che queste sofferenze della gente risuonino nelle nostre parole. In questo modo le nostre parole non sembreranno cadute dall’alto, o da una teoria, ma saranno prese per quel quello che la gente vive. E porteranno la luce del Vangelo, che non porta parole strane, incomprensibili, ma parla in modo che tutti possono intendere. Anche chi non pratica la religione, o chi ha un’altra religione”. “Venendo a vivere qui a Gerusalemme io mi sono posto come se fossi in pensione, fuori dai doveri pubblici – aggiunge -. Mi sono posto l’impegno di osservare rigorosamente il precetto del vangelo di Matteo, quello che dice non giudicare e non sarai giudicato. Quindi io non giudico, perché con quella misura sarei giudicato. Ma il mio auspicio va in quella direzione”. E precisa quindi che “promuovere la famiglia significa sottolineare che si tratta di un’istituzione che ha una forza intrinseca, che non è data dall’esterno, o da chissà dove. La famiglia ha una sua forza e bisogna che questa forza sia messa in rilievo, che quindi appaia la bellezza, la nobiltà, l’utilità, la ricchezza, la pienezza di soddisfazioni di una vera vita di famiglia. Bisognerà che la gente la desideri, la gusti, la ami e faccia sacrifici per essa”.
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