ROMA (WSI) – Angelino Alfano “strappa” con Silvio Berlusconi che contrattacca: ‘Siate leali o farete la fine di Gianfranco Fini‘; e ancora, ‘come potete pensare di appoggiare un governo che commette un ‘omicidio politico’ contro di me?”. Ormai è ‘tutti contro tutti’ nel Pdl a rischio implosione. L’intervento Tv di Angelino Alfano che ha dato per certa la decadenza di Silvio Berlusconi dal seggio senatoriale, assicurando però nello stesso tempo il sostegno del Cav al governo, ha fatto scattare la rivolta dei lealisti che hanno ritenuto ‘provocatoria’ la sua intervista.
Il vicepremier ha dato per scontato l’addio del Cav al seggio senatoriale ma anche quello alla premiership per le prossime elezioni; “per candidarsi – ha detto – attenderà il giro successivo; ma sostenga ugualmente il governo Letta“.
Parole ‘insultanti’ e ‘velenose’, quasi un sberleffo contro Berlusconi, secondo la pattuglia dei lealisti che ha contrattaccato a testa bassa ingaggiando con gli alfaniani una guerra a suon di comunicati. E anche la sortita del ministro dell’Interno sulle “cartucce” che Berlusconi avrebbe ancora in canna sul versante giudiziario, è apparsa ai lealisti irridente. Il fatto è che Alfano ha detto chiaro e tondo che non intende far venire meno la sua fiducia all’esecutivo di Letta e che se per il suo leader si chiude il sipario politico, se ne dovrà fare una ragione.
La ciliegina avvelenata collocata da Alfano sulla torta di Berlusconi è poi quel riferimento ad attendere il prossimo giro per candidarsi (“votare oggi – ha scandito – sarebbe un danno per il paese”), il che vuol dire, facendo un po’ di conti, che la ridiscesa in campo dovrebbe avvenire alla soglia degli ottanta anni… Una cosa da ridere, per una parte del Pdl, da piangere, per l’altra. Da lavare con il sangue per Raffaele Fitto“, che si è armato di machete: Alfano – ha detto il capo dei lealisti – sceglie una “rotta alternativa a Berlusconi, agli elettori del Pdl e alla sua stessa storia”. Tradotto: si muove contro il Cavaliere e tradisce anche se stesso. Quasi una dichiarazione di guerra che fa il paio con quella della ‘pasionaria’ Daniela Santanchè per la quale ormai Alfano è pronto per partecipare alle primarie del Pd.
Quel che colpisce è che anche la sobria Mariastella Gelmini abbia buttato alle ortiche il fair play per gettarsi nella mischia: “I governativi avvelenano il dibattito e fanno provocazioni; e chi dice sostegno cieco a Letta (leggi Alfano) non è uno statista”, ha alzato la voce l’ex ministro dell’Istruzione. Uno scontro feroce tra i due fronti ormai usciti allo scoperto, e che ha mostrato plasticamente l’esistenza nel Pdl di due partiti distinti e distanti.
Così hanno battibeccato Bondi e Lorenzin, mentre Saltamartini e Cicchitto hanno attaccato Santanchè; e Santelli la Gelmini. Una catena di sant’Antonio, un florilegio senza fine. Ma anche senza costrutto, agli occhi del Cavaliere che ha seguito a distanza la violenta battaglia impotente e furibondo.
Meditando il da farsi sul partito ormai in pezzi, ma anche su come mettere all’angolo l’ex delfino “traditore” che ha osato rivoltarsi contro il padre. Non a caso Alfano ha evocato il famigerato “metodo Boffo” già immaginando contromosse per annientare quelli che per Berlusconi definire traditori è poco. Anche perché oggi il vicepremier ha gettato il cuore oltre l’ostacolo e ha disegnato il progetto di un “nuovo grande centrodestra” sulla falsariga della casa delle libertà. Un azzardo, una sfida che per Berlusconi ha messo il suggello al tradimento. (Rainews)