Il mondo occidentale sta esaurendo una delle principali risorse economiche per la crescita futura: la popolazione. La crescita demografica, infatti, costituisce parte del potenziale di un’economia e, se tale crescita declina, sarà più difficile che il Pil possa andare al passo di Paesi, che al contrario sono sempre più popolati. Il think-tank conservatore Gefira ha riassunto in un grafico la variazione nel decennio 2006-2016 di Pil e popolazione in diversi Paesi.
Dall’analisi emerge come, ad esempio, Italia e Giappone si trovino unite nella medesima debolezza demografica e nella stagnante crescita economica, mentre altri Paesi hanno sperimentato dinamiche diametralmente opposte. Certo, a guidare la crescita economica intervengono anche molti altri fattori: lo evidenziano casi come quello della Germania. Con una popolazione cresciuta nella medesima proporzione dell’Italia, ha goduto comunque di un’espansione del Pil assai maggiore.
Secondo quanto afferma il think-tank, il problema di un mondo occidentale afflitto dal declino demografico è molto sentito dai policy-makers: “In discussioni private i dirigenti delle banche centrali ci hanno detto che erano consapevoli che nessuna delle teorie e dei modelli economici esistenti si adattava a questa nuova situazione“.
“Tuttavia, non affrontano [il problema] nei loro discorsi pubblici e nelle loro conferenze, preferendo trattare argomenti come bilanci e cicli economici”. I modelli economici dominanti erano stati elaborati in un’epoca nella quale la popolazione europea era in crescita. Ora, in un’epoca di pace e prosperità nell’Occidente, gli uomini e le donne non vogliono fare più figli.
L’ingesso di migranti nelle economie occidentali, dunque, avrebbe un’importanza economica ineludibile per evitare che il motore dell’economia si inceppi di fronte a un declino demografico voluto dall’uomo, le cui conseguenze a lungo termine potrebbero essere molto grandi.