La locomotiva cinese mette il freno. Complici le tensioni commerciali con gli Stati Uniti, il Pil cinese ha segnato, nel terzo trimestre 2018, un aumento del 6,5% su base annua contro il 6,6% atteso dal mercato. Era dal primo trimestre 2009 che il gigante asiatico non cresceva a ritmo così basso.
Lo ha reso noto l’Ufficio Nazionale di Statistica di Pechino, specificando che su base congiunturale, la crescita è stata dell’1,6%, in calo dall’1,8% del secondo trimestre dell’anno.
La fotografia macro è ancora più grigia alla luce dell’andamento delle produzione industriale. Nel mese di settembre rallenta anche la produzione industriale, che ha segnato un rialzo del 5,8% su base annua che si confronta con il +6,1% del mese di agosto, mentre gli investimenti continuano a ristagnare. Le previsioni indicavano una flessione più contenuta stimando un incremento del 6%..
Nonostante il calo del Pil, i mercati azionari cinesi si sono ripresi dalle perdite precedenti. A contrattazioni ancora in corso, volano i listini della Cina con Hong Kong (+1%), Shanghai e Shenzhen (+2,3%).
Per Kelvin Tay, Regional Investment Officer di UBS Global Wealth Management, la frenata cinese era in previsione:
“La Cina non può crescere a 6,6-6,7 per cento ogni trimestre tanto più ora alla luce della disputa commerciale in corso con gli americani”, ha detto alla CNBC.