NEW YORK (WSI) – Sale la tensione in casa Pd per il referendum. Ad accendere la miccia e’ Massimo D’Alema che a ‘Radio Anch’io’ torna all’attacco affermando che la strategia di comunicazione di palazzo Chigi sul referendum del 4 dicembre e’ “un imbroglio” che non avrà successo perché “gli italiani sanno decidere da che parte sta la verità”. “Se vince il No – ha poi aggiunto – non ci sara’ nessuna catastrofe.”. “Non credo – ha aggiunto – che Renzi si dimetterebbe. Solo sarebbe meno arrogante e ciò farebbe bene anche a lui”. ”
Non si e’ fatta attendere la replica del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti, che ha rimandato le accuse al mittente:
“Se solo l’ex premier Massimo D’Alema non fosse così accecato dalla rabbia e dall’odio personale per non aver ottenuto la sua poltroncina di consolazione potrebbe agevolmente scoprire la realtà. E cioè che ieri il presidente del Consiglio ha inaugurato i lavori contro il dissesto idrogeologico sul Bisagno che nessun governo aveva voluto prima di noi. Neanche i due governi D’Alema”.
Lotti ha poi proseguito:
“Se non fosse accecato dalla rabbia e dall’odio personale si renderebbe conto che il presidente del Consiglio ieri è stato a Treviso a incontrare aziende, lavoratori, uomini dello sport, lavoratori della scuola, artigiani per rilanciare la crescita del Nord-Est attraverso investimenti mirati e il coinvolgimento di tutti. Che il presidente del Consiglio ieri ha incontrato oltre cento sindaci tra Treviso e Genova per parlare di legge di stabilità in particolar modo discutendo di come liberare gli avanzi d’amministrazione per l’edilizia scolastica. Che il presidente del Consiglio ha ascoltato le vittime della mala gestione delle banche venete frutto di una mancata riforma delle popolari che nel 1998 fu preparata da Ciampi e Draghi ma non realizzata dal governo D’Alema”.
“Se però D’Alema vuole parlare di risultati del governo potremmo discutere della riforma del mercato del lavoro che lui teorizzò e non realizzò, della riforma delle unioni civili, che lui teorizzò e non realizzò e di molte altre scelte legislative che sicuramente D’Alema avrebbe ben accettato se solo avesse ottenuto una modesta poltrona di consolazione. Spiace – che un autorevole ex leader della sinistra sia così roso dal risentimento. Ma continueremo a ricordare con affetto la stagione dalemiana delle battaglie riformiste rottamate oggi dalla rabbia e dall’invidia”.