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Lussemburgo dice addio al segreto bancario

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NEW YORK (WSI) – Anche uno degli ultimi paradisi fiscali europei si è arreso all’evidenza di un mondo che cambia e che stringe le maglie sugli evasori fiscali. Il Lussemburgo infatti ha annunciato il prossimo addio al segreto bancario che per anni aveva caratterizzato il piccolo Granducato.

Lo ha annunciato ieri il primo ministro Jean-Claude Juncker parlando al Parlamento. Le dichiarazioni sono state riportate sul Wall Street Journal: “Possiamo introdurre, senza pericoli, lo scambio automatico di informazioni a partire dal primo gennaio 2015”, ha dichiarato, aggiungendo che la piazza finanziaria del Paese è “pronta a farlo …. non dipende in modo esistenziale dal segreto bancario. La nostra piazza finanziaria non vive né di denaro sporco, né di evasione fiscale“.

Il segreto bancario a contribuito alla fortuna del Granducato che, con una popolazione di sole 90mila persone, si è affermato come uno dei centri finanziari più importanti in Europa. Addirittura secondo la Bce le attività bancarie rappresentano 22 volte il prodotto interno lordo (il triplo rispetto a Cipro). Il Granducato conta su 141 banche (di cui solo 5 locali) ed è il secondo centro di fondi d’investimento al mondo (ben 3800 finanziarie che valgono 55 volte il Pil).

Ma se il cambiamento politico è significativo per un Paese che ha conservato finora le norme sul segreto bancario, l’impatto della misura è tutto fuorché chiaro. Martedì scorso, Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia e Spagna hanno deciso di sviluppare un sistema che renderebbe più facile per reprimere gli evasori fiscali attraverso lo scambio automatico di informazioni e, in una lettera alla Commissione europea, hanno dichiarato che speravano che il modello aprisse la strada a un accordo più ampio, in Europa e nel mondo.

Di fatto il Lussemburgo applicherebbe una direttiva Ue (approvata da tutti gli Stati membri della Ue) sulla “collaborazione amministrativa” che prevede regole sullo scambio automatico di informazioni fin dal 2005 e, riguarda cinque categorie di reddito e capitale (redditi professionali, gettoni di presenza, prodotti di assicurazione vita, pensioni, proprietà e rendite immobiliari). La politica di divulgazione si riguarderà gli investitori privati (secondo l’Associazione bancaria locale più del 50% dei risparmiatori privati viene dall’Unione) ma non dovrebbe intaccare le persone giuridiche o le imprese.

Curiosamente tuttavia Juncker ha dichiarato che il cambio di rotta è avvenuto sotto pressione degli Usa piuttosto che dei Paesi europei. “Gli americani ci lasciano altra scelta … fanno affari finanziari con i paesi che sono d’accordo con lo scambio automatico di informazioni” ha commentato in merito il premier. Il Lussemburgo è in trattative con gli Stati Uniti per l’attuazione del Foreign Account Tax Compliance Act, una legge del 2010 che mira a prevenire l’evasione fiscale da parte di cittadini degli Stati Uniti. La legge prevede che banche ed enti finanziari esteri trovino ogni correntista americano e ne trasmettano le transazioni alle autorità Usa. Ovviamente gli altri Paesi europei hanno già stretto i necessari accordi con Washington.

La Commissione europea ha dato “un caloroso benvenuto” alla decisione del Lussemburgo e ha invitato Vienna a seguirne le orme. L’Austria è rimasta l’unico Paese della Ue a non aver accettato la normativa nota come direttiva UE sul risparmio. “Siamo consapevoli ci sono discussioni in corso in Austria in questo momento su questo tema, e speriamo che seguire l’esempio di Lussemburgo” ha dichiarato ai giornalisti Emer Traynor, portavoce della Commissione. Un portavoce del ministero delle Finanze austriaco ha fatto riferimento a una apertura del Governo di vienna. In una intervista il Vice Cancelliere austriaco Michael Spindelegger e Maria Fekter, ministro delle Finanze, hanno detto che avrebbero collaborato con la UE, ma solo per reprimere gli evasori fiscali. “Siamo cooperativa, quando si tratta di criminalità organizzata, ma non sarà uno scambio automatico di informazioni di questo tipo”, ha dichiarato Fekter, che ha in passato giurato di difendere il segreto bancario. Spindelegger ha aggiunto: “Il segreto bancario rimarrà, ma gli evasori fiscali verranno rintracciati.”

Ben Jones, specialista fiscale londinese dello studio legale Eversheds, ha detto che era inevitabile che il Lussemburgo si adeguasse alle pressioni per abolire il segreto bancario. Il Tax Justice Network, che ricerca e controlla i paradisi fiscali, si attende ora un effetto domino. “Per anni c’è stata una diabolica alleanza tra il Lussemburgo, l’Austria e Svizzera (Paese non Ue) e adesso c’è una reale possibilità di un effetto domino che costringerà gli altri due a venire al tavolo dei negoziati”, ha detto il direttore del tax Justice Network John Christensen. Tuttavia, ha ammonito Christensen, ci sono ancora molte lacune della direttiva che permettono agli evasori sofisticati di creare trust offshore ed evitare così di essere presi dalla rete. L’impatto dell’apertura del Lussemburgo dipenderà dai dettagli. “Se la condivisione delle informazioni è solo per gli interessi pagati alle persone fisiche, è un piccolo passo”, ha detto l’avvocato Scott Michel di Caplin & Drysdale a Washington, che ha gestito molti casi conto offshore.

Dopo le pressioni francesi e dopo che anche l’Austria ha fatto sapere di volersi dirigere verso un sistema di scambio automatico delle informazioni fiscali, la Svizzera rimane ormai isolata in Europa. “Il segreto bancario non e’ piu’ di moda. Per lo meno non lo e’ piu’ in Europa e presto o tardi scomparira’ dal panorama internazionale”, scrive La Regione Ticino. “Sì, rimarranno esotiche localita’ caraibiche che cercheranno di perpetuare questa prassi – puntualizza – ma soltanto ?no a quando le varie ‘madrepatrie’ (Gran Bretagna, Olanda e Stati Uniti) lo permetteranno”.