Dopo la decisione della Commissione Ue sul caso McDonald’s-Lussemburgo, lo scorso 19 settembre, torna alla ribalta la profonda relazione fra il Granducato e i grandi capitali che vi trovano un trattamento di particolare favore. L’Antitrust Ue, in conclusione di un’indagine sul gigante dei fast-food ha appurato che i profitti in oggetto non sono stati tassati né negli Usa né in Lussemburgo, ma è perfettamente legale. E’ infatti in linea col trattato sulla doppia tassazione fra i due Paesi, anche se “resta il fatto che McDonald’s non ha pagato tasse su questi profitti (né in Lussemburgo né in Usa) e non è come dovrebbe essere dal punto di vista dell’equità fiscale”, ha sottolineato la Commissaria europea alla concorrenza, Margrethe Vestager.
In Lussemburgo il fisco stabilisce un rapporto di supporto con il contribuente, ha dichiarato al Sole24Ore Fabio Morvilli, presidente della Camera di commercio italo-lussemburghese, “il contribuente è un cliente, sia che si tratti di una persona fisica che di una persona giuridica. Le dichiarazioni dei redditi sono al massimo lunghe 16 pagine e gli uffici delle tasse non solo sono pronte a compilarle con te ma, in caso di errore, l’onere della prova è ribaltato rispetto all’Italia. E’ l’Erario che deve dimostrare perché i conti non tornano. In Lussemburgo tutti pagano le tasse volentieri perché i servizi ci sono e si vedono. Non esiste il concetto di furbizia fiscale”.
A valersi della furbizia, semmai, è lo stesso Granducato che dirotta verso di sé grandi capitali, dietro la promessa di vantaggiose condizioni – a discapito del gettito degli altri Paesi. “Gli utili distribuiti da una società non residente di solito non concorrono alla formazione del reddito”, spiega il Sole, “le plusvalenze realizzate non concorrono di norma alla formazione del reddito e gli interessi e le royalties vengono premiate dall’esenzione di ritenute. Per i dividendi in uscita la legge prevede una ritenuta alla fonte del 15% che può essere ridotta in presenza di convenzioni fiscali internazionali”.
Non stupisce, dunque, che fra i tanti facoltosi soggetti che hanno portato in Lussemburgo la sede legale delle proprie società compaia anche un certo Cristiano Ronaldo, che qui ha installato la sede della sua fiduciaria Private Trustees SA .