ROMA (WSI) – L’ordine, perentorio, è imposto di buon mattino ai fidi scudieri della Casaleggio associati. In un attimo, si diffonde tra le truppe parlamentari: «Ora basta con le interviste – si infuria in privato il guru – e basta con la presenza dei nostri in tv. D’ora in poi parla solo Di Maio».
Il black out comunicativo è deciso da un leader che teme la balcanizzazione del Movimento: «Così la situazione ci sfugge di mano», avverte i suoi. Una forzatura che però non basta, perché il Movimento cinque stelle brucia.
Fuochi di rivolta si scorgono soprattutto alla Camera, ma è nel dialogo sulla giustizia che si consuma un clamoroso scontro. I parlamentari cinquestelle chiedono di partecipare all’incontro con il Guardasigilli in agenda per oggi, ma il leader milanese li piega imponendo un brusco stop. L’effetto è una rivolta interna difficile da sedare.
Alcune uscite pubbliche di Laura Castelli – influente falco pentastellato – forniscono il pretesto per la stretta mediatica. «Basta con le figure di merda di Di Battista», scrive la deputata sulla chat interna. Poi, con Il Fatto, rilancia promettendo sostegno a eventuali valide misure anti-crisi. Apriti cielo.
Lo schiaffo arriva a mezzo blog, firmato Beppe Grillo: «Il M5S non apre a Renzie, non bacchetta Di Battista e non è pronto a votare nessuna misura urgente per l’economia insieme a lui». Quindi arriva il diktat: «Si raccomanda ai parlamentari di rilasciare il minor numero possibile di interviste ai giornali in quanto vengono sistematicamente stravolte». La colpa, sostiene il megafono del grillismo, è dei titoli.
La battaglia contro la stampa, a tutto campo, coinvolge parecchi cronisti. In realtà il processo ai quotidiani cela anche un altro nervo scoperto. È lo scontro interno provocato dalla presa del potere di Luigi Di Maio. La sua ascesa – sostenuta dal cerchio magico dello staff emargina falchi storici come Castelli, Riccardo Nuti e Federico D’Inca, ma esaspera anche i dissidenti della prima ora come Tommaso Currò. A pochi, poi, è sfuggito il passaggio in cui il vicepresidente della Camera ha “liquidato” in tv l’influente Alessandro Di Battista.
Chi si oppone, però, medita la controffensiva al rientro dalla pausa estiva. Ogni giorno, in chat, i duellanti si preparano alla resa dei conti. Ieri, per dire, la deputata Tiziana Ciprini si è scagliata contro Castelli, in difesa di Di Battista: «Tu canti e gli altri fanno il controcanto. Fai vivere di luce riflessa».
Botte da orbi, ma nulla in confronto al braccio di ferro sotterraneo che si è consumato ieri tra Casaleggio e i membri pentastellati delle commissioni Giustizia. A occuparsi di una
materia così delicata sono grillini del calibro di Giulia Sarti, Alfonso Bonafede, Tancredi Turco, Maurizio Buccarella e Francesca Businarolo, Mario Giarrusso, Andrea Colletti e Vittorio Ferraresi.
A differenza della scorsa settimana, la maggior parte di loro vuole incontrare Andrea Orlando per consegnargli le proposte sulla prescrizione e sul falso in bilancio. Il guru si infuria e li anticipa, travolgendoli. E con un post sul blog chiude la partita: «Il M5S domani non incontrerà Orlando per la riforma della giustizia ». Il fulmine a ciel sereno si abbatte sui gruppi parlamentari. Non tutti, però, sono disposti a lasciar passare sotto silenzio la mortificazione, tanto che i membri della commissione valutano di inviare comunque le proposte al Guardasigilli, per sfidare clamorosamente il leader.
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