ROMA (WSI) – Nonostante si siano inevitabilmente istituzionalizzati, anche se non hanno sfruttato l’occasione di salire al governo e provare a mantenere le promesse fatte in campagna elettorale e malgrado gli attacchi di buona parte della stampa dei cosiddetti poteri forti, il Movimento 5 Stelle continua a riscontrare consensi.
Ad essere delusi sono meno di quattro elettori su cinque, mentre i soddisfatti pronti a rivotare per loro sono l’81%. Hanno fatto irruzione nel nuovo parlamento con oltre 160 esponenti fra deputati e senatori, ma i risultati tardano ad arrivare. Quasi nessun cambiamento si e’ materializzato di quelli auspicati, a parte la conquista di una maggiore trasparenza e la riduzione dei costi della politica. Il fatto che i ministri e le cariche dello stato piu’ alte si siano ridotte lo stipendio e’ indirettamente merito del movimento di (ex) cittadini.
Un altro “merito” di cui si va vantando il M5S, per usare le loro parole, e’ quello di avere mandato in crisi il Partito Democratico, considerato alla stegua di un “devoto servo” delle oligarchie eurofinanziarie. Ma se e’ questo il punto di vista da cui partire nell’analisi politica, va riconosciuto anche che il cosiddetto “sistema partitocratico” e’ ancora li’.
Un dato limpido non lo si puo’ negare, tuttavia: con il successo elettorale di fine febbraio, il Movimento 5 Stelle rappresenta ormai uno dei tre poli del sistema politico italiano.
Come emerge dal trend rilevato negli ultimi due anni dal Barometro Politico dell’Istituto Demopolis, la formazione di Grillo è passata dal 3,5% del maggio 2011 al 19% del dicembre scorso, sino al 25,6% delle Politiche, per attestarsi oggi – con una lieve flessione – intorno al 23%. Con un potenziale che sfiora il trenta per cento: un consenso in costante mutazione, dentro un mercato elettorale molto instabile.
Del tutto centrale, nella scelta degli elettori del M5S intervistati dall’Istituto Demopolis, risulta l’esigenza di un radicale rinnovamento della classe politica in Italia, legata a una maggiore trasparenza nelle attività parlamentari e ad un taglio dei costi della politica. Non stupisce pertanto che sia appena il 2% dell’elettorato a ritenere che i parlamentari del Movimento debbano trattenere la diaria, quella somma integrativa data ai membri di Camera e Senato a titolo di rimborso spese. 3 elettori su 10, in pieno accordi con Grillo, sostengono che i propri parlamentari debbano restituire mensilmente la parte della diaria non spesa e non rendicontabile. Per il 68% degli intervistati dovrebbero farlo i parlamentari di tutti i partiti.
A dividere in parte gli elettori – secondo la ricerca effettuata da Demopolis per il programma Otto e Mezzo (LA7) – resta invece, ancora oggi, il “no” al Centro Sinistra nelle settimane successive al voto: una scelta che avrebbe portato alla nascita dell’attuale Esecutivo, con l’accordo PD-PDL. Se per il 62% di chi ha votato il Movimento si è trattato di una scelta coerente e prevedibile, quasi un elettore su tre del M5S ritiene che sia stata un’opportunità mancata per poter incidere seriamente sulle politiche di governo.
Per il 67% di chi lo ha votato in febbraio, il Movimento 5 Stelle si è comunque dimostrato in linea con le attese pre-elettorali. Per un intervistato su dieci superiore alle aspettative, per un quarto un po’ deludente. Nonostante alcune recenti criticità, se si tornasse oggi alle urne – in base ai dati rilevati dal Barometro Politico – 81 elettori su 100 confermerebbero il voto espresso alle ultime Politiche al Movimento 5 Stelle. Solo 7 su 100 sceglierebbero altri partiti, il 12% di chi ha votato Grillo in febbraio preferirebbe oggi astenersi.
Elettorato del tutto trasversale, molto mobile, quello del Movimento 5 Stelle: poco più di un terzo di chi lo vota si definisce di Sinistra o di Centro Sinistra. Il 23% si colloca nel Centro Destra, aveva votato PDL o Lega nel 2008. La maggioranza relativa, il 40%, si dichiara invece politicamente non collocato.
“È una trasversalità che – secondo il direttore dell’Istituto Demopolis Pietro Vento – si coglie anche nella capacità di attrarre consensi molto superiori alla media in alcune specifiche categorie sociali. Grillo conquista il 38% dei voti tra i disoccpati e i giovani in cerca di lavoro, il 35% tra gli operai: due tra le fasce deboli che tradizionalmente guardavano ai partiti di Sinistra.
Il Movimento 5 Stelle – conclude Pietro Vento – ottiene anche il 34% tra quei lavoratori autonomi che nel recente passato avevano quasi sempre scelto il Centro Destra di Silvio Berlusconi“.