ROMA (WSI) – “Non so se lo sapete ma in America hanno gia’ iniziato a mettere i microchip all’interno delle persone, e’ un controllo di tutta la popolazione”. Saranno anche onesti, i rappresentanti del Movimento 5 Stelle scelti con le Parlamentarie online, ma la preparazione e capacita’ di gestire la posizione che ricoprono in alcuni di loro lascia ancora a desiderare.
Premesso che l’88% dei neoeletti sono laureati, contro l’81% della lista Monti, il 79% di Sel e il 40% della Lega, fin qui le gaffe da parte loro in materie come educazione civica ed economia non sono mancate e dev’essere anche per questo che Grillo ha deciso di accollarsi il gravoso compito della comunicazione.
Dopo che il senatore Bartolomeo Pepe aveva ammesso di non sapere dove si trova il Senato e come funziona l’elezione del Presidente della Repubblica, ieri in un servizio di Ballaro’ e’ stato un deputato 25enne eletto in Emilia Romagna a fare un paio di scivoloni ingenerosi.
C’e’ bisogno di gente sveglia e preparata in Parlamento. Paolo Bernini invece si fa prendere in contropiede ingenuamente da un giornalista, parla di teorie del complotto, ma sopratutto dimostra di non essere in grado di fare nemmeno un doppio controllo su Google per verificare che quella dei microchip nelle persone e’ una vecchia leggenda metropolitana.
La storia completamente priva di fondamento si basa su un brano della Bibbia reinterpretato a piacere e su un disegno di legge che non dice quello che gli si attribuisce e comunque non e’ mai stato approvato, come ha dimostrato il maestro di antibufale Paolo Attivissimo. Bernini, 25 anni, deputato eletto in Emilia Romagna per il MoVimento 5 Stelle, invece ci crede e pensa che i suoi interlocutori siano all’oscuro del complotto.
A gaffe di questo tipo ci eravamo abituati. Tanti parlamentari della cosiddetta casta – PdL e Lega su tutti – hanno dimostrato in passato di non sapere nulla di spread, nuove tecnologie o economia. Ma con un’ondata di facce nuove alla Camera e al Senato, si pensava che fosse giunto il tempo di invertire il fenomeno di degradamento della qualita’ personali e capacita’ intellettive di chi ci rappresenta.
Un quarto degli elettori ha votato per essere rappresentato da qualcuno migliore di loro, come loro o peggio di loro? La cultura dell’onesta’ non basta, ci vuole anche quella del merito per fare ripartire questo paese moribondo. Come osserva Fabio Sabatini, su Il Fatto Quotidiano:
“Riconoscere che un sommelier non può occuparsi proficuamente di agricoltura (proficuamente per il paese, si intende), e accettare che una soubrette abituata a ballare seminuda nei salotti televisivi non è la persona più adeguata a guidare il Ministero delle Pari Opportunità, sono passi importanti e simbolici nella costruzione di una cultura del merito”
Assistiamo invece a un rifiuto ostinato della complessità, che la retorica di Grillo ha sdoganato definitivamente. Tante volte mi è capitato di leggere, in dibattiti di economia online (su Facebook, su Twitter, sui blog e nei rispettivi commenti), frasi del tipo “ho fatto una ricerca su Google e in un attimo ho scoperto la verità”.
La capacità di filtrare e comprendere informazioni su temi di grande complessità – come, per esempio, le conseguenze dell’uscita dall’Euro – non è innata. Si acquisisce studiando e, ancora di più, svolgendo attività di ricerca scientifica. Senza tali esperienze di studio e di ricerca – molto faticose e spesso ingrate – difficilmente si è capaci di distinguere quali fonti sono attendibili e indipendenti, e di comprendere le tesi complesse che riferiscono.
Il blog di uno studente di economia non ha lo stesso valore del blog di un giornalista economico che non ha lo stesso valore del blog di un economista insignito del premio Nobel. Coloro che rifiutano la complessità credono che sia possibile formarsi un’opinione autonoma con una ricerca di pochi minuti. Invece non fanno altro che cliccare “like” sulla prima opinione che li rassicura.”