“Bello e proficuo lavoro, per far crescere l’economia italiana (senza regali alla Renzi) rispettando gli impegni presi con tutti, a partire da quelli con gli italiani, su tasse, pensioni, reddito di cittadinanza e maggiori posti di lavoro”. Cosí il vicepremier Matteo Salvini, dopo il vertice di maggioranza sulla manovra economica, che si è concluso poco dopo le 21.30.
L’incontro è stato convocato dopo le tensioni, seppur minimizzate da entrambe le parti, tra i leader di Lega e M5s e il ministro dell’Economia e Finanze. Secondo quanto si apprende da fonti di governo, le posizioni di Lega e 5Stelle sembrerebbero essere più vicine, anche se sul rapporto deficit/Pil ancora si deve trovare una quadra.
Il problema vero riguarda la posizione di Giovanni Tria, che ora rischia veramente il posto. È il caso se non troverà le risorse per finanziare il cosiddetto “reddito di cittadinanza” per i meno abbienti. Citato da La Stampa, Di Maio, il cui partito ha fatto del reddito minimo uno dei cavalli di battaglia del programma di governo, ha detto: “non vogliono che adottiamo il reddito di cittadinanza. Se continuano così, Tria può tornare a casa sua”.
Il pragmatico ministro dell’Economia, che punta a un rapporto deficit Pil dell’1,6% per il 2019, ha parlato di rilancio della crescita e degli investimenti, ma con un occhio al debito. Il leader del M5S Luigi Di Maio ha mandato una minaccia nemmeno tanto velata al responsabile del dicastero del Tesoro, puntualizzando che deve trovare i soldi per il reddito di cittadinanza altrimenti “facciamo da soli”.
Borghi stoppa Tria sull’aumento dell’Iva
Anche da Claudio Borghi, consulente economico della Lega e presidente della Commissione Bilancio alla Camera, è arrivato un altolà a Tria, ritenuto colpevole di voler aumentare l’Iva, quando “nel contratto c’è scritto chiaramente che non deve succedere”.
“Secondo lui alzando l’Iva e abbassando altre tasse alla fine si sta meglio. Magari ha ragione, ma penso che i cittadini non gradirebbero affatto vedere come prima misura un aumento delle imposte. Io voto per fare più deficit, sotto il 3% ma più alto” dell’1,6% indicato come obiettivo dal MEF.
Alla riunione, che è durata oltre tre ore, con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte hanno preso parte anche i due vice premier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, il ministro dell’Economia, quello per le politiche Ue, Paolo Savona, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti.
Per spazzare via le polemiche dei giorni scorsi, Salvini ha sottolineato che Lega e M5s lavorano fianco a fianco per lo stesso obiettivo:
“Gli esperti dei due movimenti sono costantemente al lavoro per recuperare sprechi ma soprattutto per assicurare riforme necessarie e coraggiose”.
Ossessione governo: mantenere promesse, ma Tria è fermo sul deficit
Al centro del vertice, gli sprechi da tagliare per rilanciare l’economia e mantenere le promesse fatte in campagna elettorale. La conferma è arrivata dal premier Luigi Conte, secondo cui:
“Ci siamo soffermati sull’analisi degli sprechi da tagliare ai fini della riqualificazione della spesa pubblica e sulle possibilità di un rilancio della crescita attraverso i punti qualificanti del contratto di governo: flat tax, reddito di cittadinanza, superamento della legge Fornero e un quadro organico di tagli alle spese improduttive. Il vertice – ha aggiunto Conte – si è svolto lavorando in totale armonia ed è emerso l‘obiettivo condiviso di provvedere ad una profonda revisione della spesa, volta a massimizzarne l’efficienza attraverso il taglio degli sprechi. È stato affrontato anche il tema delle riforme strutturali in via di formulazione definitiva, con l’obiettivo di valutare l’incidenza di queste sulla crescita economica e su una dinamica della produttività che il Paese ha bisogno di far ripartire”.
Obiettivi confermati anche da Luigi Di Maio:
“Le scelte sulla legge di bilancio devono essere coraggiose e devono esserlo nell’interesse dei cittadini. La mia posizione è ferma: vanno tagliati tutti gli sprechi, tutti i rami secchi, così come devono essere recuperate quelle risorse che, ad oggi, vanno nella direzione sbagliata. Gli italiani si aspettano tanto da noi e noi non li deluderemo perché saremo anche pronti a fare scelte coraggiose”.
Tria: avanti su taglio tasse classe media
Durante un forum di Bloomberg, Tria ha elencato i tre pilastri dell’azione economica del governo: più investimenti, anche pubblici, un taglio delle tasse e la lotta alla povertà:
“Gli investimenti pubblici ha detto il ministro – devono tornare a essere il 3% del Pil nel breve termine. Attualmente siamo al 2% ed è un livello troppo basso: è essenziale che gli investimenti pubblici siano al centro della manovra”, ha spiegato. Sul fronte della lotta alla povertà e del reddito di cittadinanza, Tria ha sottolineato l’importanza di “risolvere i problemi sociali che hanno portato al bisogno della nascita di questo reddito”.
Sempre dal forum, Tria ha inoltre confermato che sul piano fiscale il governo intende andare “avanti sulla riduzione delle tasse per la classe media”. “Ci stiamo impegnando a ridurre il carico fiscale e questa azione va oltre la flat tax. Siamo a uno stadio molto avanzato di un’imposta sul reddito personale”, mantenendo al contempo “un impatto sul budget gestibile’