Nella riunione dei produttori e consumatori di petrolio, a Osaka, in Giappone, il ministro del Petrolio dell’Arabia Saudita Ali Naimi ha lanciato un messaggio rassicurante circa la linea dell’Opec in caso di guerra degli Stati Uniti con l’Iraq: l’Arabia Saudita, con il consenso dell’Opec, è pronta a rimpiazzare la perdita di forniture di petrolio che i paesi consumatori subirebbero, venendo meno i rifornimenti iracheni di un milione e mezzo di barili al giorno.
Il cartello del petrolio ne assicura 25 milioni ma non è più, come in passato, il fornitore preponderante del mondo: che ne consuma, quotidianamente circa 80 milioni di barili.
Su questo mercato, però, basta una piccola riduzione di offerta per fare impennare i prezzi, perché la domanda è molto rigida e la tendenza a fare scorte, per proteggersi da avverse congiunture, la può far lievitare in modo patologico.
L’Arabia Saudita ha un’offerta giornaliera di 7 milioni di barili, ma la sua capacità produttiva è di 10. Dunque l’affermazione di Ali Naimi di poter rimediare al buco iracheno, in caso di conflitto, è credibile.
Al di là del dato tecnico, conta il valore politico di una presa di posizione non facile, dato il quadro internazionale, con una Germania riluttante ad aderire alla linea degli Usa.
Ma la riunione di Osaka ha fatto emergere un interesse comune non solo dei produttori di petrolio e di gas ma anche dei paesi ad alto sviluppo industriale, che dispongono delle risorse necessarie per valorizzare i giacimenti.
Occorre un quadro di certezze politiche ed economiche a lungo termine per consentire che si realizzino i grandi investimenti in trivellazioni, oleodotti e metanodotti, programmati dai paesi produttori in relazione ad aumenti di domanda di paesi consumatori come la Cina il cui fabbisogno dovrebbe aumentare nei prossimi dieci anni da 7 a 12 milioni di barili al giorno.
Frattanto, è vero, abbiamo il petrolio a 29 dollari e l’Opec non fa nulla per calmierare il prezzo. Ali Naimi, che pure vuole evitare situazioni aberranti, fa anche il suo mestiere e non rinuncia ai guadagni offerti da questa contingenza. Però prende una posizione politica coraggiosa la cui importanza non può sfuggire.
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