Dopo gli iniziali entusiasmi attorno alla figura di Emmanuel Macron, visto da più parti come “il salvatore d’Europa” (The Economist), il consenso in patria è rapidamente calato: secondo gli ultimi sondaggi pubblicati sul Journal du Dimanche la popolarità del presidente francese è passata in un mese dal 54 al 40%. Se si considera che fra giugno e luglio Macron aveva già ceduto 10 punti, la flessione complessiva è di 24 punti: un crollo mai visto in soli due mesi di presidenza (il precedente record era detenuto da Jacques Chirac, che nel ’95 aveva perso 20 punti).
A dirsi scontento del nuovo inquilino dell’Eliseo è il 57% dei francesi, e, fra questi, il 20% sarebbe “molto scontento”. Secondo il direttore generale dell’Ifop, l’istituto che ha curato il sondaggio, le misure di Macron sono percepite come “come politiche dell’ingiustizia”, sgradite sia a destra sia a sinistra. Si parla dei tagli alle sovvenzioni per la casa a beneficio dei giovani, o l’aumento della contribuzione sociale generalizzata.
Considerato che al primo turno di votazioni En Marche!, il movimento di Macron, aveva raccolto il 24% dei voti, poter contare ancora sul 40% dei consensi può essere ancora considerato un risultato discreto: tuttavia, il livello di guardia sembra avvicinarsi pericolosamente. La riforma del Codice del Lavoro francese, che verrà svelata a settembre, sarà il vero banco di prova, non solo in patria, ma anche in Europa. Il sindacato Cgt è già pronto a scendere in piazza per quello che è temuto come un nuovo attacco ai diritti dei lavoratori. Se Macron dovesse cedere, d’altro canto, perderebbe ascendente sui partner europei e sulla Germania in particolare.
Nel frattempo si tiene oggi (28 agosto) a Parigi un summit alla presenza dei capi di stato di sette Paesi africani dei maggiori leader europei (per l’Italia, sarà presente il premier Gentiloni) per coordinare le politiche migratorie e armonizzare le posizioni da assumere per contenere la crisi.