Se sia Parigi che Berlino non riusciranno a sostenere l’Eurozona, l’euro potrebbe cessare di esistere nell’arco dei prossimi dieci anni. La previsione arriva dal candidato alle elezioni in Francia Emmanuel Macron, ministro dell’Economia nel governo del presidente Francois Hollande prima delle dimissioni e della creazione del movimento indipendente En Marche!.
Macron, che bolla l’euro alla stregua di “un marco tedesco debole”, Macron spiegato i suoi timori facendo notare le falle di un sistema, che ha beneficiato soprattutto la Germania, a spese dei paesi membri dell’area euro. Così, in un discorso proferito presso la Humboldt University, a Berlino, e riportato dalla Cnbc:
“La verità è che dobbiamo riconoscere tutti che l’euro non è completo e che non potrà durare, a meno che non vengano attuate importanti riforme. (L’euro), sulla base delle sue regole, non ha fornito all’Europa una piena sovranità internazionale nei confronti del dollaro. E non fornito all’Europa neanche una convergenza naturale tra i diversi stati membri”.
Secondo l’ex ministro, è fondamentale che la Francia dia il via a una riforma del proprio mercato del lavoro e che rilanci il proprio sistema di istruzione, al fine di ravvivare la crescita.
La Germania deve invece accettare che la crescita dell’intera Eurozona dovrebbe essere basata su una politica di maggiori investimenti che sostituisca quella di austerity, che ha tenuto imbrigliato il potenziale europeo per troppo tempo.
“La disfunzione che presenta l’euro è utile alla Germania“, ha aggiunto Macron, sottolineando come l’assenza di fiducia tra la Francia e la Germania stia bloccando importanti riforme che contribuirebbero a far aumentare il senso di solidarietà tra i paesi membri.
Nel vuoto politico che caratterizza l’Europa, e in attesa non solo delle elezioni francesi, ma anche di quelle in Germania, Macron, 39 anni, viene considerato una sorta di astro nascente, ma anche come il salvatore di una sinistra, quella dell’attuale presidente Francois Hollande, che nel paese ha subito una forte batosta in termini di sostegno popolare.