ROMA (WSI) – Niente sconti all’Italia sulla manovra correttiva che rimane a 3,4 miliardi di euro nonostante il ritocco all’insù della crescita nel 2016 che arriva dall’Istat, da +0,7% a +0,9% su base annuale. Il governo sperava che questo potesse garantire alla terza economia dell’area euro uno sconto sulla correzione alla finanziaria dello scorso anno.
Ma fonti Ue riferiscono ai media che non ci sarà una riduzione dello sforzo già richiesto a gennaio dalla Commissione Europea al governo italiano in merito a una correzione dello 0,2% che “serve a portare l’Italia all’interno del margine tollerato di deviazione dallo sforzo strutturale raccomandato dal Consiglio per il 2017”. Secondo l’Ue i dati trimestrali sul Pil resi noti dall’Istituto di statistica italiano sono volatili e la Commissione guarda più a quelli annuali per valutare i conti pubblici.
Un aut aut al governo Gentiloni che deve trovare quei 3,4 miliardi di euro dai tagli alla spesa o da aumenti delle entrate. E il tempo stringe considerando che Bruxelles vuole vedere qualche fatto concreto prima della pubblicazione del rapporto sul debito pubblico atteso il 22 febbraio.
Tra le misure allo studio l’estensione dello split payment Iva, procedura che consiste nel versare allo Stato l’imposta sulle forniture alle pubbliche amministrazioni direttamente dall’ente che ha acquistato il prodotto o il servizio. Obiettivo è cercare di evitare il ricorso ad un aumento delle accise su cui Matteo Renzi ha espresso il suo secco no. Fari puntati anche sulle privatizzazioni.
In merito il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan è intervenuto confermando la linea delle privatizzazioni:
“Le privatizzazioni fin qui fatte e quelle che faremo non tolgono dal posto di guida lo Stato, lo mantengono là con più strumenti a disposizione. Gli obiettivi strategici che lo Stato affida alle sue partecipate rimangono pienamente operativi. Se ci sono timori rispetto a questo tema sono idee semplicemente sbagliate”.
Il conto alla rovescia è partito.