Oltre 100 mila sfollati, 4 dispersi e 8 morti. Questo il bilancio provvisorio del maltempo che si è abbattuto sull‘Emilia Romagna, in particolare nelle province di Forlì e Cesena. Il governatore della regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, descrive la situazione “come un terremoto, un evento catastrofico mai registrato”.
Cosa è successo in Emilia Romagna
L’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna ha portato nella Regione in 2 giorni la pioggia che solitamente cade in 2 mesi. In Appennino si sono registrati picchi di oltre 200 mm, segnatamente dietro Imola, Faenza, Cesena e Forlì, ossia la pioggia di 3 mesi condensata in un giorno e mezzo. Colpa del cosiddetto “effetto Stau“, dalla parola tedesca “Stau” che significa “corda, ristagno”. Il fenomeno indica un vento di risalita che si presenta quando una corrente d’aria perde parte della sua umidità dopo aver superato le montagne. L’umidità si condensa e diventa pioggia o neve. Ciò favorisce precipitazioni nelle zone vicine alle montagne. Sicuramente ha giocato un ruolo anche il cambiamento climatico. Francesco Nucera, meteorologo di 3bmeteo, intervistato dal “Sole 24 Ore” ha detto:
“Il ciclone è stato alimentato anche dai cosiddetti flussi di vapore tropicali, ovvero una sorta di ’fiume di aria molto umida prelevata dalle latitudini tropicali e convogliate in questo caso verso la nostra Penisola”.
A ciò si aggiunge il fatto che i terreni in Emilia Romagna erano già intrisi d’acqua per le alluvioni di inizio maggio.
Le conseguenze del maltempo
Per colpa del maltempo sono esondati 14 fiumi, che hanno allagato 24 comuni e provocato oltre 250 tra frane e smottamenti sull’Appennino. Il maltempo ha portato alla chiusura per allagamento dell’autostrada A14 (Bologna-Taranto) nella tratta ora compresa tra Rimini nord (per il traffico proveniente da sud) e la diramazione per Ravenna sulla A14 bis (per il traffico proveniente da nord). Scuole chiuse da Rimini a Bologna e circolazione dei treni interrotta. Infine, la F1 ha annullato il Gran Premio di Imola, in programma per il weekend.
L’unica nota “positiva” della situazione è che potrebbe essere scongiurato il rischio siccità del Po, paventato fino a poco tempo fa. “Le condizioni di marcata instabilità atmosferica, con piogge e rovesci diffusi – talvolta eccezionali nella quantità e con conseguenze anche drammatiche, insieme a temperature inferiori ai valori tipici del periodo, sono le anomalie climatiche più evidenti che hanno caratterizzato le prime due settimane di maggio. A seguito delle consistenti e diffuse precipitazioni, infatti, tutte le sezioni principali del Po hanno registrato un’importante ripresa dei valori di livello e portata, anche tre volte superiore rispetto a due settimane fa; un dato inizialmente conseguenza di un fenomeno precipitativo di tipo impulsivo, ma il cui incremento, negli ultimi giorni, è stato sostenuto anche dai rilasci dei Grandi Laghi regolati”, ha fatto sapere l’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po.
La conta dei danni del maltempo
Secondo le stime di Coldiretti, i danni per l’agricoltura ammontano a 300 milioni di euro. Confagricoltura Emilia-Romagna calcola danni “fino a 6.000 euro a ettaro per i seminativi (grano, orzo, mais, soia, girasole, erba medica, colture orticole e sementiere) e 32.000 euro a ettaro per frutteti, vigneti e oliveti, inclusi raccolti persi e costo dei reimpianti. Il calcolo non comprende però le ripercussioni su scorte, strutture, macchinari e neanche le anticipazioni di liquidità finalizzate a far ripartire l’attività. Da rilevare inoltre la sospensione delle operazioni colturali, tra cui i trapianti del pomodoro da industria, l’impossibilità a effettuare i trattamenti fitosanitari che aumenterà il rischio di fitopatie e la mancanza di foraggio per l’alimentazione delle bovine da latte”.
Solo nella Bassa Romagna, in provincia di Ravenna, fa sapere l’associazione, il conto agricolo delle inondazioni supera i 200 milioni di euro. L’ondata di fango ha invaso i frutteti (peschi, albicocchi, susini e peri), le vigne del Trebbiano e quelle del tipico Bursòn come pure il distretto delle colture da seme.
Vi sono poi anche i danni incalcolabili delle frane, per cui Confagricoltura stima servano “centinaia di migliaia di euro ad azienda per il ripristino e la messa in sicurezza nei comuni martoriati dai dissesti. Si tratta di oltre mille ettari coltivati nel territorio che si estende dalla Romagna Faentina (Faenza, Castel Bolognese, Solarolo, Brisighella, Casola Valsenio e Riolo Terme), a Modigliana, Dovadola e Predappio (Forlì-Cesena), un’area prevalentemente frutticola, vitivinicola e olivicola Si registrano smottamenti in Appennino anche nelle province di Modena, Bologna e Imola, nella valle del Santerno. Ad aggravare lo scenario si sono aggiunte le violente grandinate dei giorni scorsi, dal capoluogo emiliano (in Valsamoggia e a Castel Maggiore), alla Romagna al Cesenate (in special modo a San Vittore, Borgo Paglia, Madonna Dell’Ulivo, Bertinoro, Montiano e Longiano)”.
A inizio maggio 2023 la Regione è stata vittima di un’altra alluvione, con danni stimati per circa 1 miliardo di euro, secondo quanto riferito lo scorso 9 maggio dalla vice presidente della Regione Emilia-Romagna con delega all’Ambiente e alla Protezione civile, Irene Priolo.