Oggi è il giorno cruciale, quello in cui il governo italiano dovrà rispondere alla Commissione europea sulla legge di bilancio 2019 dopo la sonora bocciatura ricevuta qualche settimana fa. Negli ultimi giorni obiettivo del governo giallo-verde è stato trovare un compromesso con Bruxelles onde evitare l’avvio di una procedura di infrazione.
Il dossier bilancio 2019 sarà al centro di un vertice nel tardo pomeriggio, al ritorno del premier Giuseppe Conte da Palermo, e di un Consiglio dei ministri in programma per le 20 di stasera. Il ministro dell’economia Giovanni Tria, spiegano fonti di stampa, vorrebbe scrivere nella manovra una previsione di crescita inferiore all’1,5% e i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini si sono dimostrati aperti ad accettare le clausole automatiche taglia-spesa se il deficit-Pil dovesse salire oltre il 2,4%.
Altro nodo sul tavolo tecnico un possibile ritocco al rialzo degli obiettivi legati a dismissioni e privatizzazioni. La linea resta quella di non cambiare i pilastri della manovra come dice Salvini, secondo Il Sole 24 Ore:
“I fondamentali non si toccano. Se uno vuole spostare x dagli investimenti sulla spesa corrente parliamone, ma la manovra non cambia solo perché Bruxelles ci manda le letterine”.
Il vicepremier leghista fa riferimento alla possibilità che una parte del 16 miliardi destinati a reddito di cittadinanza e quota 100 (riforma del sistema previdenziale) vadano a spingere effettivamente la crescita, ma l’idea non piace a Luigi Di Maio che dell’entrata in vigore del reddito di cittadinanza ha incentrato la sua campagna elettorale.
Manovra, Tria: stime Pil non si toccano
Il ministro dell“Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, ha chiarito che il tasso di crescita non si negozia, smentendo quindi le indiscrezioni apparse sui giornali secondo cui le stime sul Pil siano state o siano tuttora oggetto di dibattito politico. “Le previsioni di crescita sono infatti il risultato di valutazione squisitamente tecnica. Per questo non possono diventare oggetto di negoziato alcuno dentro o fuori dal governo”.
Parlando alla Cnbc, Lorenzo Fioramonti del Movimento Cinque Stelle, uno degli architetti della politica economica del partito, ha ribadito il concetto, affermando:
Non mi aspetto che il governo italiano faccia revisioni sostanziali. Penso che ci possa essere un dialogo su alcuni potenziali passi, ma penso che il grosso, il nucleo di ciò che viene proposto rimarrà lo stesso.
Allora se così sarà, ovvero se le trattative tra Italia e UE sono più che altro incentrate su quello che accadrà dopo la manovra, la procedura di infrazione per Roma è davvero dietro l’angolo.