Economia

Manovra da 25 miliardi. Rischiano pensioni a favore delle aziende

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Taglio tasse e pensioni minime: stando agli ultimi rumor di Palazzo Chigi sembrano essere questi i punti focali della manovra che il governo Renzi presenterà a settembre. Costo totale: 25 miliardi, secondo le indiscrezioni trapelate dai principali quotidiani italiani, nel fine settimana. Ovviamente il premier Matteo Renzi è a Ventotene anche per riuscire a convincere l’artefice della politica di austerity, cancelliera Angela Merkel, sulla necessità di ammorbidire il rigore, e concedere all’Italia altri margini di flessibilità di bilancio. (per la seconda volta).

Tuttavia, Il Secolo d’Italia, fa notare come per il premier Renzi la scelta non sia affatto semplice: si parla per l’appunto della scelta tra sgravi fiscali sulle aziende e dunque sul sostegno alle imprese per gli investimenti attraverso il taglio delle tasse da un lato e tra più soldi ai pensionati. Tutto, il governo Renzi, non potrà fare.

Scrive Il Secolo d’Italia:

Politica dell’offerta o della domanda? Sgravi per le imprese o aumenti per stipendi e pensioni? Il presidente della Confindustria, Vincenzo Boccia, non ha dubbi. E ci mancherebbe: fa gli interessi dei suoi associati e chiede che nella prossima manovra il governo parta dagli incentivi agli investimenti e dal taglio delle tasse sulle imprese. Una linea che trova una sponda forte nel ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, che lo ha detto esplicitamente: basta con la distribuzione «indifferenziata» di soldi per sostenere la domanda. Anche il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha fatto chiaramente capire che le risorse dovranno essere concentrate sugli investimenti e sul taglio delle tasse, cominciando dall’ires, si legge su “Il Corriere della Sera“.

Le indiscrezioni parlano già di un progetto Calenda-Padoan a favore delle aziende:

“Insieme, Calenda e Padoan, stanno preparando il pacchetto «Industria 4.0» e «Finanza per la crescita»: dalla proroga del superammortamento sugli investimenti in beni strumentali al potenziamento del credito d’imposta sulla ricerca, dai Pir (strumenti finanziari per incentivare fiscalmente i risparmi indirizzati verso le piccole e medie imprese) all’estensione dei bonus ristrutturazione ai condomini. Sull’altro fronte ci sono Cgil, Cisl e Uil. Anche i sindacati fanno il loro lavoro e spingono perché i soldi il governo li metta su pensioni e contratti pubblici”.

Sul fronte superammortamento del 140% per chi investe, l’idesa sarebbe quella di andare oltre i beni strumentali.

Sempre sulle aziende, La Repubblica ha scritto nel fine settimana che la manovra, di un valore totale di 25 miliardi, includerebbe oltre al superammortamento un’altra misura già in vigore quest’anno: la detassazione dei premi di produttività.

“L’idea del governo è però quella di estendere lo sgravio da 2500 euro a 4 mila alzando il tetto di reddito massimo per usufruirne: da 50 mila a 75 mila. La parte fiscale della manovra si dovrebbe chiudere con la previsione di alcuni vantaggi per le partite Iva (in particolare per chi gode del cosiddetto regime forfettario con aliquota fissa al 15%). Un quadro che porta dunque a escludere nella legge di Stabilità 2017 il taglio delle aliquote Irpef che sarà rinviato almeno al 2018