La revisione al ribasso del tetto del deficit/Pil dal 2,4 al 2,04% non basta. La Commissione vuole sacrifici maggiori dalla manovra italiana su cui si allunga l’ombra di una procedura per debito eccessivo.
Secondo quanto riporta questa mattina il quotidiano La Stampa l’esecutivo Ue spingerebbe per un’ulteriore sforbicia delle spese rispetto all’ultima versione della Legge di Bilancio presentata ieri.
Un taglio che andrebbe ad aggiungersi ai 6,4 miliardi circa già messi in atto nell’ultima bozza. In termini di rapporto deficit/Pil, per la Repubblica la Commissione Ue chiederebbe all’Italia un revisione al ribasso ulteriore dello 0,25%.
D’altra parte l’Italia ha fatto uno “sforzo”, ha detto chiaramente il commissario europeo agli Affari Economici e Finanziari Pierre Moscovici, “veramente consistente e apprezzabile”.
Tuttavia, al di là del deficit nominale al 2,04% del Pil nel 2019 annunciato da Conte – rispetto al 2,4% previsto originariamente nella manovra – nella trattativa con le autorità italiane l’obiettivo della Commissione è quello di avere uno sforzo strutturale positivo, cioè una riduzione del deficit al netto degli effetti del ciclo economico e delle misure una tantum o temporanee.
Quello che l’Italia non può fare è ‘deconsolidare’, cioè peggiorare il saldo strutturale. A livello di saldo strutturale resta tra le due parti, a quanto si apprende, uno scarto che deve essere colmato.
C’è dunque ancora qualche giorno di tempo per arrivare ad una soluzione: le trattative andranno avanti fino a domenica. L’atmosfera è di cauto ottimismo, perché nel negoziato sono sempre possibili degli imprevisti.