Fari dei mercati puntati oggi sul tanto atteso verdetto della Commissione europea sulla manovra italiana. Le anticipazioni stampa danno per certa una nuova bocciatura per violazione delle norme sul debito e il contemporaneo avvio di una procedura d’infrazione.
Ieri intanto lo spread tra Btp e Bund tedeschi è balzato a 336punti, per poi attestarsi a 326 mentre il tasso sul decennale del Tesoro è salito al 3,61%. “Ovviamente sono preoccupato” ha commentato lapidario il ministro dell’economia Giovanni Tria alla domanda dei cronisti a Montecitorio sull’aumento dello spread.
“Finora non credo che lo spread abbia raggiunto un livello di seria preoccupazione per le banche, ma non sappiamo cosa porta il futuro”, e “sarebbe molto triste” se le banche italiane, che “hanno fatto molti sforzi” per ripulire i bilanci, “fossero colpite dalle conseguenze del dibattito politico” ha commentato il capo della supervisione unica della Bce, Daniele Nouy. “Ma sono cose che succedono, i problemi delle banche greche sono cominciati con discussioni politiche e quindi posso solo dire teniamo le dita incrociate affinché le banche italiane vadano verso bilanci sempre migliori, seguendo i buoni risultati che hanno già avuto negli stress test”. “C’è un’evidente sensibilità del mercato sui target di bilancio del Governo italiano, e le reazioni delle agenzie di rating che hanno innescato lo spread che ha fatto soffrire in particolare le azioni delle banche”, ha aggiunto Nouy. Finora, ha spiegato, lo spread “non si è diffuso ad altri paesi, non credo abbia raggiunto un livello di seria preoccupazione per le banche, ma ovviamente non sappiamo cosa porta il futuro, non so quanto durano le discussioni (sulla manovra italiana, ndr) e quale sarà il risultato“.
Salvo sorprese dell’ultim’ora, o decisioni last minute del presidente della Commissione europea Juncker – che vedrà il premier Conte solo sabato sera – il collegio dei commissari pubblicherà oggi anche il rapporto 126.3. E’ il documento in cui la Commissione certifica anche che l’Italia viola la regola del debito e avverte che la procedura non è più rinviabile. Per questo è quindi considerato il primo passo ‘formale’ che potrebbe condurre all’apertura della procedura.
Ieri, intanto, complici le preoccupazioni sul rischio Italia, è andata in scena un’altra giornata flop per la quattordicesima emissione del Btp Italia. Nel secondo giorno di offerta, infatti, le richieste arrivate dagli investitori retail si sono fermate a 241,3 milioni, facendo ancora peggio del giorno precedente (481 milioni di euro) e avvicinando il minimo storico fatto segnare a giugno 2012, l’anno nero della crisi economico-finanziaria quando il primo giorno le richieste si fermarono ad appena 218 milioni di euro per poi riprendere a 371 milioni il secondo giorno. In totale, stavolta, nei primi due giorni, le richieste sono arrivate ad appena 722 milioni.