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Manovra, la rabbia delle Regioni: “Costretti ad aumentare le tasse o tagliare Sanità”

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ROMA (WSI) – “La manovra è insostenibile per le Regioni a meno di non incidere sulla spesa sanitaria, che rappresenta l’80% della spesa regionale, o sui servizi fondamentali, dal trasporto pubblico alle politiche sociali. O compensare con maggiori entrate”.

Il giorno dopo la presentazione della Legge di Stabilità, il presidente della conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino torna all’attacco del governo. Avvertendo, con parole durissime, che i “18 miliardi di tasse in meno” annunciati dal premier Matteo Renzi ma finanziati per 4 miliardi con sforbiciate alle Regioni potrebbero tradursi in un colpo di mannaia sui servizi ai cittadini.

Più che un rischio si tratta, peraltro, di una previsione esplicita: nelle bozze della manovra che circolano in queste ore c’è un clausola ‘taglia-sanità’ in base alla quale se le Regioni non troveranno un accordo per ripartire i 4 miliardi di spending review a loro carico interverrà il governo “considerando anche le risorse destinate al finanziamento corrente del Servizio sanitario nazionale”.

L’altro esito possibile è, manco a dirlo, un aumento delle imposte locali. Pronta, comunque, la risposta di Renzi via Twitter: “Una manovra da 36 miliardi e le Regioni si lamentano di 1 in più? Comincino dai loro sprechi anziché minacciare di alzare le tasse #noalibi”.

“Condivido l’impostazione generale della manovra”, è la premessa del presidente del Piemonte, ma “non si può fare utilizzando le risorse che sono appostate dentro altri enti, un elemento che incrina un rapporto che dovrebbe essere di lealtà e di pari dignità istituzionale fra i vari livelli dello Stato”. Per di più con 4 miliardi di tagli (“Fino all’inizio di questa settimana noi sapevamo che erano circa 3?) si “rischia di portare in disavanzo Regioni che stanno uscendone e si rischia, in tutta evidenza, di ridurre tutte le Regioni a pagare il personale per non fare nulla o quasi nulla”.

Pieno appoggio dal collega Nicola Zingaretti, governatore del Lazio, secondo il quale tagli ai trasferimenti alle Regioni dell’entità annunciata dal governo significano “sicuramente tagli alla sanità” oltre che al “diritto allo studio e ai trasporti pubblici”. E questo “rompe o logora la lealtà dei rapporti interistituzionali”.

Non solo: “Per Regioni come la mia il rischio è quello di non procedere a un abbassamento delle tasse che era già preventivato e figlio di una buona programmazione”. Insomma: la legge di Stabilità chiede alle Regioni “di finanziare scelte del governo che non abbiamo preso noi, come gli 80 euro”.

Abbiamo dato intesa sul Patto per la Salute e il Fondo sanitario”, ma “il Patto viene così meno”, annuncia poi Chiamparino. Oggetto del contendere è il Patto per la Salute, documento che mette nero su bianco le risorse che lo Stato intende dedicare al sistema sanitario.

Il testo, siglato in Conferenza Stato Regioni nel mese di agosto, conferma lo stanziamento per il 2014, pari a 109,928 miliardi, e prevede che nel 2015 la somma salga a 112 miliardi per raggiungere i 115 nel 2016. In un’intervista a La Stampa Chiamparino ha detto chiaramente che la Stabilità lo viola, perché 4 miliardi in meno nelle casse delle Regioni equivalgono ad “azzerare l’aumento del Fondo nazionale della Sanità nel 2015: se andrà bene, manterremo quello di quest’anno. Poi ci saranno da recuperare altri 2 miliardi”. Che, è la minaccia, verranno trovati aumentando le imposte locali o tagliando altri servizi.

Di conseguenza “quello che chiediamo è un incontro urgente con il governo per affrontare insieme queste tematiche e cercare di trovare una soluzione che consenta di rendere sostenibile per tutti i cittadini una manovra che non può essere scaricata in termini di maggiori tasse o di tagli ai servizi essenziali, come quelli socio sanitari e del trasporto pubblico, per non parlare di altri come i trasferimenti per la cultura che rischierebbero di essere azzerati senza se e senza ma”. Quanto all’ipotesi di aumentare l’Imposta regionale sulle attività produttive, da cui la manovra rende interamente deducibile il costo del lavoro, “piuttosto preferisco dimettermi”.

Ma all’apparente apertura al dialogo dell’esecutivo, che attraverso una nota del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio informa che “sono in corso anche oggi e in questi giorni tavoli di lavoro con le Regioni, in uno stile che abbiamo portato avanti e intendiamo continuare a mantenere”, Chiamparino fa muro: “Ci sono dei tavoli? Io non so quali sono questi tavoli”. In compenso Chiamparino suggerisce come trovare una possibile quadratura del cerchio: “Se mi si chiede una soluzione su due piedi dico che la “logica della siringa” (unificare a un livello predefinito i prezzi massimi per l’acquisto di beni e servizi, come appunto le siringhe, ndr) se vale per noi nel Patto per la salute vale anche per gli altri. Basta andare in giro nei ministeri per scoprire che ci sono siringhe pagate a caro prezzo. Non so se Cottarelli ha messo qualcosa nei cassetti del governo, ma credo sia possibile spostare la logica della siringa nei ministeri”.

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ROMA (WSI) – Netto anche il giudizio di Luca Zaia, presidente del Veneto: “Per le Regioni, quelle virtuose per prime, questa manovra passerà alla storia come la legge del massacro. Tagli insostenibili, che stiamo subendo sin dal 2011, ma che stavolta avranno pesantissime conseguenze, perché alla gente con una mano si dà ma con l’altra si toglie e le Regioni sono stremate”. “A Pinocchio stavolta il naso si è allungato a dismisura – aggiunge – perché i tagli sono solo lineari, senza rispetto per le Regioni virtuose e i loro eroici cittadini. Lo scopriremo quando avranno la bontà di farci sapere quali sono le coperture della manovra, a cominciare da come tagliano l’Irap, cosa che chiedo da ben prima di Renzi, senza tagliare la sanità, scelta aberrante che finirà per ricadere proprio su imprese e cittadini che si vorrebbero agevolare”. “Siamo pronti alla ribellione – conclude Zaia – in tutte le forme possibili purché legittime, ma sappiano i gabellieri di Roma che il Veneto non taglierà un euro del suo bilancio almeno, e men che meno toccherà la sua sanità di eccellenza finché non vedremo che altrove ne saranno stati tagliati 10 o 20. E allora non ci sarà bisogno d’altro”.

“E’ tecnicamente impossibile prevedere questi tagli senza incidere per il 70% sulla sanità: dei 4 miliardi di tagli, 3 saranno sulla sanità. Il resto ricade sul trasporto pubblico che si basa sulle entrate delle Regioni: non si regge tecnicamente. Con la rettifica fatta in Finanziaria non si vuole dire la verità: questi tagli sono su sanità e trasporti”. Così il presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, in conferenza stampa.

“Non tornano i conti: se proiettiamo questi dati nella mia regione si tratta di 400 milioni di tagli. A meno che non si taglia la sanità, bisogna azzerare gli altri servizi ed io i soldi per l’emergenza idrogeologica, per fare solo un esempio, non vorrei tagliarli…”. Così il governatore della Regione Toscana, Enrico Rossi, al termine della conferenza stampa delle Regioni nella sede di via Parigi, a Roma. “Se si va avanti con questa politica – ha concluso – il Patto per la sanità viene meno tre volte”.

LA MANOVRA – La legge di stabilità “creerà più lavoro”. Lo ha assicurato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, a Radio Anch’io. “Ci sono risorse per i redditi più bassi e per le partite Iva – ha aggiunto – con un’espansione dell’operazione di sostegno ai redditi” avviata con gli 80 euro.

Una manovra da 36 miliardi di euro, studiata per abbassare le tasse. Parte da qui la legge di stabilità 2015, approvata dal governo. Renzi annuncia un calo delle imposte di 18 miliardi per famiglie e imprese. Attenzione alla crescita con un’operazione di 6,5 miliardi sull’Irap. Su base volontaria il tfr in busta paga. Fra le entrate, 3,8 miliardi da lotta all’evasione. (ANSA)