Economia

Manovra, le ultime novità su quota 100 e pace fiscale

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Se per il reddito di cittadinanza si deve ancora aspettare, per la riforma pensioni con l’introduzione di quota 100 e la pace fiscale i contorni sono già chiari. Partendo da quota 100, ossia l’opzione per chi voglia andare in pensione in anticipo a 62 anni con 38 di anzianità contributiva alle spalle, si conferma che partirà nei primi mesi del 2019.

Quota 100: come funzionerà

Per i dipendenti privati occorrerà fare domanda all’Inps che verificherà la sussistenza di requisiti e poi aspettare tre mesi per la prima finestra mobile di uscita. Preavviso di prepensionamento di 3 mesi all’amministrazione di appartenenza invece è richiesto per i dipendenti del settore pubblico.  Le prime pensioni in pagamento potrebbero arrivare, scrive Il Sole 24 Ore, tra aprile e maggio per i lavoratori del settore privato, ma sulla tempistica tanto dipende dal momento della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale delle nuove misure.

Tra le novità dell’ultima ora su quota 100 si segnala l’introduzione del cosiddetto divieto di cumulo ossia  chi opterà per quota 100 non potrà avere redditi da lavoro cumulabili con la pensione fino a 5 anni, se il ritiro scatta a 62 anni, fino a 4 anni per i 63enni, 3 anni per i 64enni, man mano fino ad azzerare il divieto in coincidenza dei 67 anni di età. Altra novità riguarda i dipendenti pubblici che potrebbero avere la possibilità, qualora scegliessero il ritiro anticipato, di poter ricorrere ad un anticipo bancario del Tfr con il rimborso degli interessi a carico dello Stato.

Rimanendo in tema pensioni, nella legge di bilancio trova spazio anche la proroga dell’Ape social, indennità a carico dello Stato per agevolare il passaggio verso il pensionamento dei soggetti disoccupati, invalidi civili al 74%, coloro che assistono familiari con handicap, addetti a lavori gravosi. Tale misura potrà essere richiesta  al compimento dei 63 anni di età.

Pace contributiva: la rateizzazione

Infine per quanto concerne la pace fiscale, si prevede che i contribuenti da gennaio possano far richiesta di  poter sanare i mancati versamenti contributivi cumulati dal 1996 in avanti riscattando i vuoti contributivi. La facoltà di riscattare gli anni mancanti è riconosciuta anche ai superstiti (per guadagnare i requisiti mancanti per la reversibilità) ai parenti fino al secondo grado e ai datori di lavoro