ROMA (WSI) – “Non bisogna drammatizzare la lettera inviata a Roma”. Così ha detto ieri lo stesso commissario europeo Pierre Moscovici., nel commentare l’invio della missiva da parte di Bruxelles all’Italia.
Ed è proprio sulla manovra che nelle ultime ore si sta consumando una diatriba tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi e quello della Repubblica, Sergio Mattarella. Proprio Renzi in attesa della lettera di Bruxelles aveva parlato di differenze minime che non avrebbero cambiato la manovra.
In un convegno a Gorizia il capo dello Stato Sergio Mattarella ha sottolineato come “troppe volte nella dialettica interna ed internazionale, l’Unione europea viene criticata”.
“Occorre una critica anche severa ma costruttiva e spinte ideali all’altezza dei tempi e della storia (…) il progetto europeo necessita di essere coltivato quotidianamente, senza evocare velleitariamente la costruzione di nuove barriere”.
Renzi risponde dal forum del Mattino:
“Io non vedo un’Italia contro l’Europa, noi lottiamo per l’Europa, per l’Europa dei padri. La nostra manovra è perfettamente legittima e regolare, si basa sulle regole europee, più su uno spazio di azione su terremoto e immigrazione che le stesse regole europee prevedono, nella definizione clausole ed eventi eccezionali”.
Fonti: Corriere della Sera; Il Giornale
In particolare nella sua lettera Bruxelles rimprovera all’Italia di non aver mantenuto gli impegni sul deficit e chiede spiegazioni in merito alle spese per la ricostruzione post-terremoto e immigrazione, considerate dal governo come spese eccezionali.
Secondo il governo di Roma non considerare quelle due voci nei vincoli sul deficit è compatibile con le regole europee. Nella manovra non ci saranno clausole di salvaguardia, ossia aumenti automatici delle tasse, come il rincaro delle accise su benzina e tabacchi se non si dovesse arrivare al miliardo e 600 milioni di euro previsti dalla voluntary disclosure bis, la procedura per l’emersione dei capitali nascosti al Fisco.
Al posto delle famose clausole di salvaguardia, a cui si è ricorso negli ultimi anni troppe volte, ci saranno tagli di spesa divisi tra i ministeri.