Società

Manovra sale a 36 miliardi, 18 destinati a taglio tasse

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ROMA (WSI) – Una manovra espansiva lievitata fino a 36 miliardi coperta, tra l’altro, da tagli alla spesa per 15 miliardi e utilizzando la leva del deficit per 11,5 miliardi, senza però sforare il tetto del 3% del deficit.

Il piano di bilancio è stato consegnato entro la mezzanotte di ieri alla Commissione Europea che ora dovrà giudicarlo e potrà chiedere dei cambiamenti.

Nessun aumento delle tasse, fanno sapere da palazzo Chigi, ma spinta alla lotta evasione fiscale da cui si punta ad incassare circa 3 miliardi. Il valore del provvedimento è salito per la decisione di destinare 18 miliardi al taglio delle tasse e alla riduzione del costo del lavoro.

“Questa e’ una legge di stabilita’ che viene attivata in un contesto di recessione, purtroppo il terzo anno per il Paese. E’ indispensabile voltare pagina”. Lo ha detto il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, a Radio Anch’io.

La manovra, la prima del governo Renzi, che conterrà la stabilizzazione del bonus Irpef da 80 euro per un costo di 10 miliardi, di cui 3 già coperti nel dl Irpef (con il rafforzamento delle detrazioni per le famiglie numerose monoreddito che dovrebbe costare altri 500 milioni), il trasferimento del Tfr in busta paga dei lavoratori su base volontaria, e l’azzeramento della componente costo del lavoro dall’Irap che vale 6,5 miliardi.

Per quanto riguarda la spending review (da cui si punta di ottenere 15 miliardi) la sanità dovrebbe uscirne indenne, mentre la scure dei tagli si abbatterà prevalentamente su Regioni (4-5 miliardi) ed enti locali (2-3 miliardi). Circa 4 miliardi dovrebbero arrivare dai tagli ai ministeri. Dal pubblico impiego e soprattutto dalla riduzione del 3% delle retribuzioni dei dipendenti pubblici si stima di incassare un altro miliardo, ma la misura potrebbe non entrare nella versione finale della manovra. In bilico anche le misure sul riordino della tax expenditure e la riforma delle società partecipate da cui si punta a incassare un altro miliardo.

Sul capitolo evasione, inoltre, dovrebbe trovare spazio nel testo l’ampliamento del reverse charge sull’Iva. Il settore giochi dovrebbe, invece, consentire di recuperare un altro miliardo di euro.

Ci sono poi una serie di altre voci confermate ma che hanno un costo, a partire dalla proroga dell’ecobonus del 65% e del bonus ristrutturazione del 55%, l’allentamento del patto di stabilità interno, la stabilizzazione dei 150mila precari della scuola, lo sblocco degli scatti per il comparto sicurezza, il credito d’imposta per la ricerca. Per finire, ci sono le spese indifferibili: dal 5 per mille alle missioni internazionali di pace.

Sul fronte lavoro si punta a destinare un miliardo per incentivare la cancellazione dei contributi per le assunzioni a tempo indeterminato per un periodo di tre anni e ameno altri 1,5 miliardi dovrebbero essere destinati a finanziare i nuovi ammortizzatori sociali.

Qui di seguito i punti principali della legge elencati nella nota del governo: “Meno tasse per 18 miliardi; gli 80 euro diventano una misura definitiva; via gli alibi per chi deve assumere: zero contributi per i contratti a tempo indeterminato; investimenti nei settori chiave del Paese: scuola, lavoro, giustizia; riduzione del 70% del patto di stabilità per i Comuni; più risorse per ricerca e innovazione; stop alle spese non coperte; spending review: taglio di 15 miliardi di euro; recupero e contrasto dell`evasione per 3,8 miliardi e 1 miliardo dalle slot machines; libertà per i lavoratori dipendenti di avere il TFR in busta paga con zero costi per le imprese.

Il Consiglio dei Ministri ha inoltre approvato il disegno di legge riguardante bilancio di previsione dello Stato per l`anno finanziario 2015 e il bilancio per il triennio 2015-2017.
(Agenzie)
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Wall Street Journal: manca rigore, rotta di collisione con l’Ue”

Una manovra da 36 miliardi, approvata ieri dal governo Renzi, con tagli di tasse e spese, che però si scaricheranno sulle spalle degli enti locali. Contro il fardello scaricato a valle si pronuncia un altro esponente Pd di rilievo, il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, che guida anche la Conferenza delle Regioni, in un’intervista a La Stampa. A Renzi che nella presentazione della manovra ha chiesto alle Regioni un “piccolo sforzo”, Chiamparino replica: “Dico che nessuno vuole aumentare le tasse, anzi. Ma ci sono limiti di tolleranza oltre i quali non si può andare”. Il taglio per quattro miliardi, continua il governatore, “per cominciare, significa azzerare l’aumento del Fondo nazionale della Sanità nel 2015: se andrà bene, manterremo quello di quest’anno. Poi ci saranno da recuperare altri due miliardi”. E sottolinea: “Altro che ridurre le tasse, sarà un miracolo se riusciremo a non aumentarle. Temo sarà difficile evitarlo”. Infine Chiamparino auspica un confronto col premier: “Dato che non è stato possibile ottenere un incontro prima della manovra, spero ci sarà modo per un approfondimento”.
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A Chiamparino replica il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, in un’intervsta a Radio Anch’io: il pressing sugli enti locali “non è a che aumentino le tasse, ma perché aumentino l’efficienza. Siamo convinti che i margini ci siano. Si tratta di dare gli stimoli giusti, a partire dal governo”. E le copertura? Come da tradizione renziana, il testo della manovra non è ancora disponibile. Il governo lo pubblicherà “tra poche ore”, ha detto Padoan, aggiungendo che parte delle coperture è garantita da ulteriori progressi sulla spending review.

La legge di stabilità “potrebbe portare l’Italia, assieme alla Francia, in rotta di collisione con i vertici dell’Unione europea”, scrive invece il Wall Street Journal, in uno dei primi commenti internazionali sul provvedimento varato ieri in serata, spiegando che la manovra prevede “un livello di deficit più alto per un periodo più lungo di quanto promesso in precedenza”. Secondo il quotidiano economico statunitense, “Italia e Francia stanno entrambe lottando con un’attività delle imprese stagnante e un’alta disoccupazione, e sono così riluttanti a infliggere a un’economia già debole aumenti di tasse o tagli alla spesa pubblica”. Da qui, scrive ancora il Wsj, il rischio che la Commissione europea possa “contestare questa mancanza di un rigore più ambizioso. E “l’imminente scontro potrebbe mettere alla prova i nuovi poteri di controllo della Commissione sulle finanze pubbliche dei singoli stati”.

Il ministro Padoan ha sottolineato a Radio Anch’io la presenza di “misure permanenti” come la conferma del bonus di 80 euro, ma ha spiegato che “è una legge di stabilità che viene attivata in un contesto di recessione, purtroppo il terzo per il Paese”.

Padoan ha anche risposto indirettamente alle tesi del Wsj: “Non sono preoccupato”, con Bruxelles va avanti “un dialogo assolutamente cordiale e costruttivo, stiamo interpretando le regole del patto di stabilità tenendo conto di due circostanze eccezionali: quadro macroeconomico e ambiziosissimo programma di riforme”. Il Governo, ha precisato, “rispetta i vincoli” sul rapporto deficit-Pil richiesti dalla Ue. “La crescita – ha detto il ministro – avviene nel rispetto dei vincoli. Non facciamo deficit”.

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