Un deficit/Pil limato al 2,2% dal 2,4% ma senza ridurre l’importo della manovra, che rimarrebbe fermo a 37 miliardi. Questa, secondo le indiscrezioni riportate dal Messaggero, è l’ipotesi a cui starebbe lavorando il governo per trovare un compromesso con Bruxelles.
Un’ipotesi al limite dell’equilibrismo che secondo il quotidiano romano potrebbe realizzarsi attraverso un “trucco”, ovvero “spostare risorse dalla spesa corrente ad alcune categorie di investimenti che la Commissione non conteggia ai fini del deficit, come per esempio quelle per il dissesto idrogeologico”.
Ma non solo. Le due riforme simbolo della manovra, ovvero la riforma delle pensioni “Quota 100”, e il reddito di cittadinanza, saranno confermate nel loro impianto ma con alcuni paletti.
“Il reddito di cittadinanza, per esempio, partirà nei primi mesi del 2019. I primi assegni alle persone in situazione di povertà, dovrebbero arrivare ad aprile. Siccome le risorse disponibili coprono l’intero anno, la partenza ritardata del sussidio permetterebbe di risparmiare circa 2 miliardi di euro” si legge nell’articolo del Messaggero.
Discorso analogo vale anche per le pensioni “Quota 100”.
“Per il prossimo anno il governo ha stanziato 6,7 miliardi per finanziare la misura, che diventano 7 miliardi a regime. La norma alla quale stanno lavorando i tecnici del governo, prevede una serie di paletti. Per i dipendenti privati saranno introdotte delle finestre trimestrali di uscita una volta maturato il doppio requisito dei 62 anni di età e dei 38 anni di contributi. Questo significa che la prima pensione Quota 100 ad un dipendente privato sarà pagata soltanto ad aprile. Esattamente come il Reddito di cittadinanza”.
Nel complesso, si legge sempre nell’articolo del Messaggero:
“Già con questi due paletti, secondo i tecnici, si risparmierebbero circa 1,6 miliardi rispetto ai 6,7 messi a bilancio, anche considerando che l’intera platea degli aventi diritto acceda alla pensione anticipata il prossimo anno. In realtà il governo inserirà anche un’altra limitazione, una divieto di cumulo tra la pensione anticipata e i redditi da lavoro, la cui durata sarà commisurata agli anni di anticipo dell’uscita (dunque varierà da uno a cinque anni). I risparmi, insomma, potrebbero essere anche più consistenti”.
Ossatura e riforme chiave manovra non cambiano
Il consulente economico di Salvini, Armando Siri, ha confermato grossomodo le indiscrezioni stampa, precisando che anche se il deficit sarà abbassato al 2,2%, il governo non rimanderà alcuna riforma chiave come quelle del welfare e delle pensioni. Se fosse veramente così, sarebbe più dura trovare un punto d’incontro con la Commissione europea sul budget. In ogni caso è probabile che il governo cercherà in tutti i modi di evitare una procedura di infrazione prima delle elezioni europee di maggio 2019.
Sempre a proposito dell’impianto della manovra, il presidente della Commissione Finanze del Senato, il leghista Alberto Bagnai, intervistato oggi a Radio Anch’io, ha detto in effetti che l’ossatura della legge di bilancio rimarrà intatta:
“Non esiste motivo economico né politico per deflettere dall’impianto della manovra” per il 2019, specificando che quello in corso con la Commissione europea – che ha bocciato la legge di Bilancio italiana – è “un dibattito politico” dovuto all’orientamento del governo italiano Lega-M5s diverso da quello dell’attuale esecutivo Ue.
“Dal punto vista economico è surreale”. E ancora: “la Commissione cerca di combatterlo [il governo] con gli strumenti che ha a disposizione”.