La CGIA (Confederazione Generale Italiana dell’Artigianato, meglio nota come Confartigianato Imprese dal 2006) ha i diffusi i dati inerenti alla tassazione in Italia.
Una sorta di mappa regionale del carico fiscale, che vede la Lombardia al primo posto partendo dalle regioni più tassate. I cittadini della Lombardia, infatti, versano ogni anno al fisco 11.898 euro.
Seguono a ruota il Trentino Alto Adige e l’Emilia Romagna, rispettivamente con 11.029 euro e 10.810 euro annui versati sottoforma di tasse da destinare allo Stato, alle regioni ed agli Enti locali (dati riferiti al 2015).
La CGIA, nella sua disamina, continua mettendo in evidenza come al Sud e nelle Isole la tassazione sia circa pari alla metà in confronto alle regioni del Nordovest italiano.
In Campania, Sicilia e Calabria, ad esempio, il tesoretto arriva rispettivamente a quota 5.703 euro, 5.610 euro e 5.436 euro annui.
A conclusione dello studio, il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo, dice che “il nostro sistema tributario grava maggiormente sulle regioni dove la concentrazione della ricchezza è più elevata ed il numero di grandi aziende è maggiore, anche se i cittadini e le imprese di queste aree dispongono, nella stragrande maggioranza dei casi, di servizi pubblici migliori rispetto a quelli presenti in altre parti del Paese”.
Visto il forte divario, potrebbe essere utile capire come i cittadini percepiscano queste differenze nel rapporto tra tassazione e servizi pubblici, ovvero se ritengano che la maggior tassazione venga giustificata da un’adeguata soddisfazione in termini di servizi o se invece sarebbero più felici nel vedersi ridurre le tasse e sentendosi liberi di decidere come spendere i propri soldi.
Ovviamente, il discorso vale anche al contrario, chiedendosi se un aumento della tassazione nelle regione di Sud e Isole potrebbe portare maggior soddisfazione a fronte di un miglioramento dei servizi pubblici.