NEW YORK (WSI) – Il caso FCA è fondamentalmente molto diverso da quello che ha interessato la casa tedesca Volkswagen. A parlare così è Sergio Marchionne, intervistato alla CNBC dopo le accuse mosse ieri dall’Agenzia della protezione ambientale americana che ha accusato Fiat Chrysler di aver usato un software che permette emissioni diesel in eccesso e di aver pertanto violato le leggi americane contro l’inquinamento.
Marchionne si è mostrato molto agguerrito nel difendere il suo gruppo, dicendo che FCA è in regola e che è pronta a collaborare con le autorità. La casa non ha tentato di violare le leggi, secondo il manager svizzero canadese, cosa di cui viene accusata dall’EPA, e le autorità di regolamentazione americane sono state definite “belligeranti” dall’AD.
L’ente statunitense ha accusato ieri il gruppo di aver usato software truffaldini per superare i test sulle emissioni diesel inquinanti in 104 mila Suv e truck. FCA rischia una multa superiore ai 4,6 miliardi di dollari e tutta una serie di richiami e risarcimenti. Per Volkswagen, travolta da uno scandalo simile, il conto complessivo è stato di 20 miliardi, tra cui una sanzione di 4,3 miliardi.
I titoli rimbalzano dopo che Marchionne ha detto alla CNBC di avere la coscienza completamente pulita e che nessuno dei suoi dipendenti voleva commettere delle violazioni. Malgrado il recupero odierno sui mercati azionari italiani, i titoli FCA sono ancora in calo del 7% circa in settimana. Il titolo ha perso il 16% ieri a Milano e il 10% a Wall Street in chiusura di seduta.
Marchionne: “Nulla in comune con Volkswagen”
Secondo l’ente EPA il software truffaldino sarebbe stato installato sui modelli 2014, 2015 e 2016 della Jeep Grand Cherokee e sui camion Dodge Ram con motori diesel 3.0 venduti negli Stati Uniti d’America.
“Non comunicare l’esistenza di un software che influenza le emissioni è una seria violazione della legge, che può tradursi in un pericoloso inquinamento dell’aria che respiriamo. Continuiamo a indagare la natura e l’impatto di questi software. Tutte le case automobilistiche devono giocare con le stesse regole”.
Il rischio per la FCA è di pagare una sanzione molto salata, fino a 4,63 miliardi di dollari. L’accusa dell’Epa alla Fca è di aver usato un software del tutto simile a quello usato dalla casa automobilistica Volkswagen, travolta dallo scandalo dieselgate l’anno scorso. Un’accusa che Marchionne respinge fermamente.
“Non c’è nulla in comune fra il caso Volkswagen e quello Fca. E’ curioso e “spiacevole” che l’Agenzia per la Protezione ambientale americana abbia deciso di affrontare il caso Fca così pubblicamente”.
Da qui una stoccata allo stesso ente con cui, come dice Marchionne, FCA è stata in discussione per un anno e mezzo. In particolare l’amministratore delegato della casa italo americana ha criticato la tempistica con cui l’accusa dell’EPA è venuta fuori, all’incirca una settimana da nuovo corso del presidente eletto Donald Trump, tanto che Marchionne si augura che la contestazione subita non sia il frutto di una “guerra politica” tra l’amministrazione uscente e quella in arrivo.
Immediata però arriva la replica dell’amministrazione Obama che tramite un portavoce riferisce all’agenzia Askanews che, sebbene i tempi possano sembrare sospetti visto che il governo Trump si insedia tra una settimana alla Casa Bianca, la decisione dell’agenzia per la Protezione Ambientale di contestare una violazione delle leggi sulle emissioni è stata presa in modo indipendente dalla presidenza americana.