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Marina a capo del PdL

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ROMA (WSI) – Secondo la ricostruzione di Libero, quotidiano di famiglia, se Silvio Berlusconi viene condannato oggi, la figlia Marina verrà cooptata immediatamente alla guida del Pdl. Un partito che quest’autunno rinascerà con il nome di Forza Italia, nella speranza di ridare entusiasmo al suo elettorato, riecheggiando l’operazione di successo del 1994.

Il Cavaliere, insomma, già pensa al futuro, dicendo “Se va male, sarà lei candidato premier”. Lei non sembra sia entusiasta, ma è pronta a “sacrificarsi”.

Intanto, secondo altre indiscrezioni stampa, Berlusconi avrebbe sondato Matteo Renzi per sapere cosa il sindaco di Firenze e aspirante leader degli pseudo rivali del centro sinistra farebbe nel caso di una condanna a 4 anni (di cui 3 condonati per l’indulto) e 5 di interdizione per frode fiscale (7 milioni) nell’ambito del processo dei diritti Tv Mediaset.

Una legge approvata nel 2006 consente inoltre a Berlusconi, ultra 70enne, di passare il periodo di punizione ai domiciliari e non dietro le sbarre.

Renzi ha smentito quanto dichiarato dalla stampa vicina a Berlusconi, secondo cui l’ex candidato alle primarie del PD avrebbe garantito il suo appoggio al tre volte premier.

In attesa che i giudici della Corte di Cassazione si pronuncino oggi pomeriggio, in casa PdL ieri ha prevalso la linea del silenzio su quella della protesta. Sono stati Berlusconi e i suoi legali a chiedere di mantenere un basso profilo.

Pare che i falchi del centro destra attenderanno la sentenza fuori da Palazzo Grazioli, dove si trova il leader del Pdl, la sua compagna Francesca Pasquale, la sua ombra Gianni Letta e i suoi familiari.

Le polemiche per la vicenda giudiziaria arrivano in un momento in cui il governo, visti anche i molti malumori all’interno del centro sinistra per il sostegno silenzioso offerto al nemico di sempre, ha bisogno di tutto fuorché distrazioni.

L’esecutivo di larghe intese deve difatti ancora risolvere diversi nodi impellenti in materie economiche e istituzionali, tra cui l’abbattimento del debito pubblico e la riforma del sistema elettorale.