ROMA – Dopo un lungo tira e molla salta il decreto Sviluppo preparato da Corrado Passera. Nel pomeriggio a Palazzo Chigi si riunisce il Consiglio dei ministri, ma i due testi preparati dal titolare di Via Veneto non entrano nella riunione nemmeno come “fuori sacco”, al contrario di quanto pronosticato alla vigilia. Oltre alla riforma degli incentivi e al rilancio del mercato immobiliare salta anche la riforma sul merito del ministro dell’Istruzione Francesco Profumo. Tutti provvedimenti per i quali mancano i soldi.
Ma è intorno ai testi di Passera che dentro al governo si consuma una giornata ad altissima tensione. Giornata interminabile, con Monti che in serata convoca un vertice per forzare la mano sulle nomine alla Rai e all’Agcom. Tanto alla presidenza della tv di Stato quanto a quella dell’Autorità delle comunicazioni vuole mettere nomi di alto profilo, scelti personalmente.
A calamitare l’attenzione ieri è stato lo scontro sui decreti di Passera. Un braccio di ferro con il Tesoro innescato dalla Ragioneria generale dello Stato, che li aveva bocciati per l’assenza di copertura. Il ministero di Via XX Settembre – guidato dallo stesso Monti e dal viceministro Grilli – ha quindi imposto a Passera di sfilare dai suoi provvedimenti le misure più costose, in pratica svuotandoli. Ma l’ex ad di Intesa non ne ha voluto sapere. Nel mirino sono finiti passaggi chiave come la norma che prevede di portare a un milione la possibilità per le imprese di compensare i crediti e i debiti con il fisco e il maxi incentivo da 600 milioni per le aziende che investono in ricerca. Così come il bonus sulle ristrutturazioni edilizie che Passera avrebbe voluto portare al 50%.
Così il Cdm di ieri si è limitato ad approvare il Piano nazionale per la famiglia e a parlare della delega fiscale dopo la richiesta di modifiche giunta dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Dopo la riunione del governo il ministro Piero Giarda ha adombrato la possibilità che i testi sbarcassero a un nuovo Consiglio in programma per oggi. Ipotesi poi smentita: la riunione sarà dedicata alle nomine Rai (il Cda della tv di Stato si deve riunire il 13) e alle Authority, in particolare la presidenza dell’Agcom.
Proprio per questo Monti in serata ha convocato a Palazzo Chigi un mini-vertice con gli stessi ministri protagonisti dello scontro sullo sviluppo: Grilli e Passera. Ai quali si è aggiunta il ministro della Giustizia Paola Severino.
La partita Rai e Agcom è ora centrale per il premier: la tv pubblica è dalla nascita del suo governo terreno minato nei rapporti con i partiti di maggioranza, mentre la nomina dei commissari dell’Authority di martedì ha fatto piovere critiche sui partiti, accusati di perpetrare la spartizione di un organismo sulla carta indipendente. Per questo Monti sceglierà un tecnico di sua fiducia, come il bocconiano Angelo Cardani. E anche sulla Rai la rosa scelta dal Professore è di alto profilo.
Se televisione e telecomunicazioni sono ad alto rischio nei rapporti tra il governo e la sua “strana maggioranza”, anche il ritardo sulla crescita rischia di aumentare la tensione tra Palazzo Chigi e partiti. Come dimostra il democratico Francesco Boccia che chiede “misure urgenti per le imprese”. E non è un mistero che diverse correnti del Pdl vorrebbero far cadere Monti se al summit Ue del 28 giugno non strapperà ai partner Ue, alla Merkel in particolare, una forte strategia europea sulla crescita. Tentazione che potrebbe far breccia nel resto del partito nel caso in cui anche sul fronte interno il governo non riuscisse a portare a casa gli attesi decreti di Passera per il rilancio dell’economia, sempre più sotterrata dalla recessione.
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