E’ un vero e proprio week end di passione per i vertici dell’Alitalia e dell’Iri, l’azionista di maggioranza. L’addio della KLM al progetto di fusione tra le due compagnie europee sta scuotendo gli ambienti economici pubblici italiani, ma anche quelli governativi.
Non a caso il neo Presidente del Consiglio Giuliano Amato si è subito affrettato a far sapere che si sta già occupando del caso. E il Ministro dei Trasporti Bersani si dice convinto che dietro l’improvvisa decisione degli olandesi volanti non ci sono solo gli elementi dichiarati – ritardi sulla dismissione di Alitalia e inerzia decisionale sul destino di Malpensa -, ” ma ci sono altre ragioni di ordine industriale o finanziario”.
Quel che per il momento e’ certo è che nel dietrofront della Klm esiste il più classico degli elementi della politica economica italiana: quel “wait and see” (aspettiamo e vediamo) che non è più compatibile con l’economia globale e con i tempi del nuovo millennio.
Tempi in cui, nel caso per esempio di Internet, si dice che un anno della old economy equivale a tre mesi della rete.
Ma è proprio il Ministro dei Trasporti a rispondere:” Un paese che non si è spaventato a privatizzare in quattro e quattr’otto le telecomunicazioni, non si spaventa certo a privatizzare l’Alitalia.”
L’Alitalia ha dovuto convocare d’urgenza per il 2 maggio il consiglio di amministrazione. Poi il 4 sarà la volta di quello dell’Iri. Sarà la prima occasione ufficiale per fare il punto della situazione post divorzio e l’amministratore delegato Domenico Cempella dovrà fare il punto della situazione e dire cosa vuol fare per il futuro.
Alcuni si aspettano le sue dimissioni. Altri osservatori sostengono che è già iniziata la ricerca di nuovi partner tra i quali ci potrebbero essere Air France o Swissair.
Insomma la compagnia si deve riorganizzare. Tutti riflettono su colpe e responsabilità. Il piano industriale di rilancio e di risanamento della compagnia di bandiera puntava infatti proprio sull’alleanza con la Klm che a sua volta era basata sul piano di sviluppo dell’hub di Malpensa.
Mentre a Roma si discute, ad Amsterdam l’amministratore delegato della Klm Leo van Wijk continua a mettere i puntini sulle i, ma lancia accuse soprattutto al Governo italiano che non si è mai espresso in modo chiaro. E soprattutto sostiene che su Malpensa e la privatizzazione Alitalia ha sempre rilevato una lunga inerzia. In sostanza il capo della Klm, che aveva visto l’ultima volta Cempella giovedì scorso, si è reso conto che trattava con i vertici Alitalia, ma che le decisioni dipendevano dal Governo.
Van Wijk, nonostante la durezza del comunicato di venerdì scorso, non chiude però definitivamente le porte alla nostra compagnia, ma dice -in un’intervista ad un quotidiano italiano- che resterebbe sorpreso se ci fossero degli immediati sviluppi positivi.”
La palla torna dunque nella capitale. Il Consiglio di Amministrazione di Alitalia deve infatti anche rispondere alla richiesta di rimborso di Klm per 200 miliardi di lire già versati dalla compagnia olandese come contributo per l’apertura di Malpensa e poi valutare se, appunto, cercare nuove alleanze.
Una scelta obbligata per competere con i colossi dei cieli europei come Air France, British Airline e Lufthansa. Il progetto di alleanza Alitalia-Klm era proprio nato dall’analisi di questa realtà, le due compagnie erano troppo piccole per competere anche sul solo medio raggio europeo.
Ma l’ambiguità o l’incertezza italica deve aver pesato sulla rottura con gli olandesi. Ancora ieri sera fonti Iri hanno infatti fatto sapere che l’Istituto di Via Veneto ha sempre sostenuto il management Alitalia nella trattativa di fusione con la Klm e che “ovviamente quello che stava a cuore all’Iri stesso e al Governo italiano era il progetto finale di questa fusione, sul quale l’Iri si sarebbe riservata di decidere.”
Decidere, appunto. E fino ad ora l’Iri sembrava contraria ad un’accellerazione della fusione paritaria tra le due compagnie. E in più c’era il nodo della valutazione.
La compagnia aerea italiana, ai prezzi di Borsa di venerdì scorso con il titolo Alitalia a 2,195 euro, vale più di 3,3 miliardi di euro; praticamente il doppio di Klm quotata ad Amsterdam e New York.
Ma il vettore olandese vanta una maggior forza industriale e una flotta più presente nel lungo raggio. Tanto che Klm avrebbe avanzato riserve sulla valutazione per un take over di Alitalia su Klm e in cambio chiedeva garanzie nella gestione futura. Non a caso i vertici di Amsterdam hanno parlato di “un rischio per il gruppo di un accordo in queste condizioni, con possibili conseguenze negative per la propria posizione finanziaria, il proprio sviluppo e la propria redditività”.
E da qui l’interpretazione sopra citata del Ministro Bersani.
A questo punto il vero rischio è che -come è successo per Malpensa- l’Alitalia resti nell’incertezza. Vedremo martedì cosa deciderà il Consiglio di Amministrazione.