Società

Materie prime, crollo ai minimi di 10 mesi. Argento -16%

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New York – Sebbene la causa dei cali registrati venerdì dai metalli preziosi sia in parte stata assegnata ai maggiori margini imposti sul COMEX (per scoraggiare gli speculatori), in giornata si è continuato ad osservare variazioni negative, sia per l’oro, sia per l’argento. Ma non solo: anche il rame prosegue la scia di ribassi.

Con il prezzo del metallo grigio che ritorna ai valori di settembre 2010, il rapporto con l’oro è schizzato nuovamente al rialzo, in un movimento che ricorda tanto la variazione registrata nella seconda metà del 2008, seppur in un periodo di tempo più esteso (grafico).

L’oro torna sotto la soglia dei $1.600 per la prima volta da luglio e l’argento cede ancora rispetto alla chiusura di venerdì, ad indicare la ricerca di una maggiore liquidità. Nonostante l’euro sia in ripresa al momento, il dollaro americano e lo yen giapponese hanno mostrato tutta la loro forza negli ultimi giorni.

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La crisi economica e i timori legati al debito dell’Eurozona si abbattono su tutte le commodities, che toccano livelli dimenticati da mesi. L’indice S&P Gsci Spot Index perde l’1,2%, ai minimi da 10 mesi. Dopo i cali di oro e petrolio, l’argento questa mattina perde piu’ del 15% a 26,455 dollari, sotto quota 27 per la prima volta da gennaio.
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Il rame cede il 4,1% a 7,055 dollari, ai minimi da oltre un anno, dopo aver perso il 15% la scorsa settimana. Il petrolio resta abbondantemente sotto gli 80 dollari al barile, a New York e’ sceso fino a 78,23 dollari con un calo del 2%, mentre l’oro, sia quello a pronta consegna sia quello a dicembre, e’ caduto sotto i 1.600 dollari, per la prima volta da luglio e oltre 300 dollari in meno rispetto al record di 1.921 dollari dello scorso 6 settembre.

Non si ferma cosi’ il calo dello S&P Gsci, che nella scorsa settimana ha perso il 21% dopo i massimi del mese di aprile. L’ultima volta che l’indice ha perso cosi’ tanto e’ stato nel 2008, all’inizio della peggior recessione dell’economia globale dai tempi della seconda guerra mondiale. L’unica nota leggermente positiva arriva dal grano, con i futures a dicembre che non fanno segnare grosse variazioni, passando di mano a 6,3875 dollari sul Chicago Board of Trade.

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L’indice CRB ha concluso gli scambi in territorio negativo per la seconda seduta consecutiva, raggiungendo i livelli minimi dallo scorso dicembre. L’indicatore, ponderato in base a 19 futures scambiati negli Usa, ha archiviato le contrattazioni a quota 307,24 punti, riportando un calo pari al 4,86%.

Da inizio anno l’indice ha perso il 7,68%, mentre rispetto alla scorsa settimana ha riportato un decremento pari al 6,77%. Pesante flessione per il greggio, a seguito dei timori di un possibile rallentamento globale. La scorsa settimana l’Opec ha rivisto al ribasso la stima sulla crescita della domanda di greggio per il 2011. Secondo l’Organizzazione, la domanda dovrebbe attestarsi a 1,21 milioni di barili al giorno. E’ stata cosi’ tagliata la precedente stima di luglio di 150 mila barili e apportata, inoltre, una revisione anche per il dato relativo al 2012.

Nel corso dell’ottava, al Nymex di NY il primo contratto future sul petrolio con consegna novembre ’11, dopo aver registrato un massimo in area $87,99, e’ sceso in area $77,55 , per poi attestarsi in chiusura a quota $79,77. Dal consueto report settimanale, redatto dal Dipartimento dell’Energia Usa, e’ emerso che le scorte di petrolio, nella settimana dal 16 settembre, sono risultate pari a 339,048 mln di barili, evidenziando una contrazione pari a 7,336 mln di barili, rispetto alla settimana precedente.

Il Dipartimento ha comunicato, inoltre, che le scorte di benzina sono risultate pari a 217,075 mln/barili, evidenziando un incremento pari a 3,925 mln rispetto alla scorsa ottava, mentre le scorte di carburante distillato hanno riportato un decremento pari a 874 mila barili, rispetto alla precedente rilevazione, attestandosi a 157,606 mln di barili.

Le riserve strategiche di petrolio sono risultate invariate a 695,6 mgb, rispetto alla settimana precedente, mentre l’utilizzo della capacita’ degli impianti e’ salito all’88,3%, dall’87% registrato la scorsa settimana. L’indice DJ-UBS ha terminato le contrattazioni a quota 147,21 punti, mostrando una diminuzione pari al 4,41%, su base giornaliera, ed una flessione del 6,52%, rispetto al 16 settembre.

Da inizio anno, l’indice ha registrato un calo pari al 9,35%. Nel dettaglio, tra i vari sottoindici, non si sono registrate variazioni positive. Si segnalano i decisi ribassi messi a segno dal comparto dei metalli industriali, che ha lasciato sul terreno il 9,30% , dal petrolifero (-7,89%) e quello dei cereali (-6,16%). L’indice S&P GSCI ha chiuso gli scambi a quota 607,49 punti, evidenziando una variazione negativa pari al 4,86% su base giornaliera ed un calo del 6,98% su base settimanale. Dal 31 dicembre 2010, l’indice ha lasciato sul terreno il 3,85%. (a cura di Axia Financial Research – axia@axiaonline.it).