Dopo una fase di mercato “eccezionale” per le materie prime è ora di prendere profitto. È il parere di Philipp Lisibach, Chief Global Strategist di Credit Suisse, che in un report sul comparto mette il luce, quelli che, a sui avviso, sono le ragioni per le quali è meglio tirare i remi in barca.
Materie prime, cosa è cambiato
Il suggerimento per le materie prime arriva dopo una fase di forte ripresa, iniziata a metà dello scorso anno sulla spinta di un’accelerazione economica. E proseguita fino a oggi: da inizio anno, l’indice generale delle materie prime (BCOM) ha guadagnato più del 20%.
Ma ora le cose stanno cambiando.
“Sebbene il contesto reflazionario globale (crescita economica accompagnata da inflazione, ndr) debba rimanere una premessa positiva, ora ci sono segnali che indicano una potenziale debolezza temporanea: le strozzature logistiche sembrano attenuarsi, con l’indice Baltic Dry, che misura i costi di trasporto, ad esempio, che ha toccato un picco a inizio maggio.
Non solo, alcune risposte dell’offerta a ciclo breve sono in divenire, come nell’agricoltura, dove gli agricoltori hanno aumentato le piantagioni primaverili. Nei metalli di base la domanda più debole dalla Cina dopo un periodo di restocking potrebbe sfociare in prezzi più deboli in futuro”.
Anche gli analisti di Mps Capital Services e di eToro si sono espressi nei giorni scorse sulle prospettive delle principali materie prime: oro e petrolio. Leggi l’articolo con l’analisi tecnica per queste due commodity.
Azioni, parola d’ordine: cautela
Una view prudente arriva anche sul fronte del mercato azionario. L’ufficio studi della banca elvetica fa notare che la forte crescita economica è destinata a rimanere un driver positivo per le azioni nel medio termine, con l’Europa che raggiungerà gli USA nell’accelerazione con la riapertura delle economie. Ci si aspetta che ciò porti a un ulteriore forte aumento degli utili. “Tuttavia i nostri indicatori tattici di sentiment e posizionamento segnalano ancora un livello elevato di compiacenza degli investitori, suggerendo un rischio di ribasso superiore al normale rispetto al flusso di notizie”.
Oltre ai rischi geopolitici – spiegano gli analisti – l’inflazione è diventata un punto focale sui mercati, con l’inflazione core negli USA (esclusi i prezzi volatili di energia e generi alimentari) che di recente è salita sopra al 3%. “Anche se continuiamo a credere che il periodo di inflazione elevata si dimostrerà temporaneo, riconosciamo altresì la difficoltà di fare previsioni a breve termine”.
Obbligazioni da evitare
Pollice ingiù anche per le obbligazioni “i cui rendimenti reali restano estremamente bassi, indicando valutazioni molto ricche”. Credit Suisse pertanto conferma che anche i titoli di Stato non sono attraenti, con rendimenti previsti al rialzo nel corso dei prossimi mesi dell’anno.