A dirlo i dati della National Association of Business Economics (NABE) degli Usa secondo cui che il taglio delle tasse statunitensi da $ 1,5 trilioni non ha prodotto l’impatto significativo sui piani degli investimenti aziendali tanto auspicato da Trump.
Appena varata a dicembre del 2017, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump l’aveva ribattezzata come la più vasta riforma fiscale della storia: taglio delle tasse alle imprese, riducendo i loro contributi fiscali dal 35% al 21%, e la creazione di sette nuove categorie di pagamento delle tasse per i privati, la più grande riduzione delle tasse da quella di Ronald Reagan nel 1986. Un pacchetto fiscale da $ 1,5 trilioni di dollari di tagli entrato in vigore a gennaio 2018 e dopo 12 mesi si fa la conta dei risultati. La Casa Bianca aveva previsto che il massiccio pacchetto di stimoli fiscali, contrassegnato dalla riduzione dell’aliquota dell’imposta sulle società al 21 percento dal 35 percento, avrebbe aumentato la spesa per le imprese e la crescita dell’occupazione. Il sondaggio trimestrale sulle condizioni economiche realizzato dalla National Association of Business Economics (NABE) ha rivelato che mentre alcune aziende hanno riferito di aver accelerato gli investimenti a causa proprio delle minori imposte societarie, l’84% degli intervistati però ha dichiarato di non aver cambiato programma.
La grande maggioranza degli intervistati, 84 percento, indica che un anno dopo il suo passaggio, la riforma delle imposte societarie non ha indotto le loro imprese a cambiare assunzioni o piani di investimento”.
Così ha dichiarato il presidente del NABE Kevin Swift. Le aliquote fiscali più basse, tuttavia, hanno avuto un impatto nel settore della produzione di beni, con il 50% degli intervistati che hanno segnalato maggiori investimenti nelle loro aziende e il 20% ha dichiarato di aver reindirizzato le assunzioni e gli investimenti negli Stati Uniti dall’estero. Secondo il sondaggio inoltre la crescita dell’occupazione è migliorata modestamente nel quarto trimestre del 2018 rispetto al terzo e poco più di un terzo degli intervistati ha riferito un aumento dell’occupazione nelle loro aziende negli ultimi tre mesi.