![Mediobanca alza le barricate: “Ops di Mps è ostile e distrugge valore”](https://cdn.wallstreetitalia.com/BXleInOYg6NfMkJm3ffGN81OJpY=/1280x720/smart/https://www.wallstreetitalia.com/app/uploads/2025/01/gettyimages-630434302.jpg)
Fonte: mps
Piazzetta Cuccia si difende e definisce l’offerta di Mps “ostile e contraria agli interessi di Mediobanca”. Si è riunito oggi il consiglio di Amministrazione di Mediobanca al fine di esaminare la promozione di un’offerta pubblica di scambio da parte di Banca Monte dei Paschi di Siena sulla totalità delle azioni di Mediobanca, valutata 13,3 miliardi di euro, con l’obiettivo di sfidare il duopolio Intesa-Unicredit.
“Fermo restando che Mediobanca si esprimerà sull’Offerta con le tempistiche, gli strumenti e secondo le modalità previste dalla legge, sulla base dell’analisi del Comunicato il Consiglio di Amministrazione di Mediobanca ritiene l’Offerta priva di razionale industriale e finanziario, e dunque distruttiva di valore per Mediobanca.” Così si legge nel comunicato stampa rilasciato al termine del cda.
Mediobanca respinge l’OPS di MPS: i motivi
Nel comunicato, Piazzetta Cuccia mette nero su bianco i motivi del respingimento netto dell’offerta della banca senese. In primis perché non ha valenza industriale “pregiudicando l’identità e il profilo di business del Gruppo Mediobanca focalizzato su segmenti di attività a elevato valore aggiunto e con evidenti traiettorie di crescita”. In secondo luogo, perché distrugge “valore per gli azionisti di Mediobanca e di MPS essendo facile prevedere una copiosa perdita di clienti in quelle attività (quali il Wealth Management e l’Investment Banking) che presuppongono l’indipendenza, la reputazione e la professionalità dei professionisti”.
Terzo, è “negativamente caratterizzata dalla difficoltà a determinare il valore intrinseco dell’azione della Banca MPS che presenta un patrimonio netto che fronteggia rilevanti attività fiscali, attività deteriorate e rischi di contenzioso legale (3,3miliardi), indicatori di rischio peggiori rispetto alle altre banche italiane, rilevanti perdite pregresse, una marcata concentrazione geografica (70% filiali al centro-sud Italia) e di clientela (piccole media impresa), mancanza di fabbriche prodotto”.
In sostanza secondo Mediobanca, l’operazione manca di razionale industriale in quanto comporta da una parte un forte indebolimento del modello di business di Mediobanca focalizzato sui segmenti di attività specializzate e redditizie quali il Wealth Management e l’Investment Banking.
“L’operazione – si legge nella nota – non porterebbe nessun beneficio in questi segmenti, bensì un loro cospicuo deterioramento: l’attività di Investment Banking a favore delle grandi e medie aziende richiede indipendenza di giudizio e assenza di conflitti di interesse che non si conciliano con una matrice di banca commerciale. L’operazione comporterebbe una immediata perdita della clientela bancaria e finanziaria (FIG) e di parte di quella large corporate che migrerebbe verso boutique specializzate o banche estere”.
A rischio ricavi e clienti del Wealth Management e Investment Banking: l’alert di Mediobanca
Dall’altra parte l’offerta di Mps comporterebbe, a detta di Piazzetta Cuccia, perdite di ricavi e clienti che interesserebbero il Wealth Management e l’Investment Banking, posti a base del piano di sviluppo del gruppo, anche per l’incertezza che graverebbe sulla capacità della eventuale entità combinata di trattenere i principali clienti. “Anche in questo caso è facile prevedere una migrazione verso banche estere, intermediari non bancari o le due maggiori banche italiane e la perdita di clientela sarà ragionevolmente accompagnata dalla perdita delle migliori risorse umane del Gruppo, nonché l’assenza di apprezzabili sinergie di costo non avendo i due Gruppi sovrapposizioni di reti distributive.
Numeri alla mano, secondo Mediobanca il calo del titolo MPS dopo l’annuncio dell’Ops ne testimonia la fragilità del corso di borsa, che rende improbabile il buon esito dell’operazione. Infine, l’operazione è caratterizzata dai rilevanti intrecci azionari di Delfin e Caltagirone che sono presenti in Mediobanca, dove Delfin detiene il 20% e Caltagirone il 7% (sulla base dello stacco del dividendo di novembre 2024), in MPS, dove Delfin è il primo azionista privato con il 10%, mentre Caltagirone detiene il 5% (oltre a detenere il 5% di Anima Holding che a sua volta possiede il 4% di MPS), in Ass. Generali, dove Delfin detiene il 10% e Caltagirone il 7%.
“La presenza degli stessi azionisti in MPS, Mediobanca e Ass. Generali nell’ambito di un’offerta esclusivamente in azioni, configura una potenziale disomogeneità negli interessi rispetto al resto della compagine azionaria” conclude la nota.