Economia

Medvedev: gas a 5.000 euro entro fine anno. Intanto Putin lo brucia

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Dmitry Medvedev, ex presidente russo e attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza, alza lo stato di tensione già evidente in Occidente sul tema del gas, snocciolando le sue nuove previsioni. “A causa dell’aumento dei prezzi del gas a 3.500 euro per mille metri cubi, sono costretto a rivedere il costo previsto al rialzo a 5.000 euro entro la fine del 2022″, ha scritto sul suo canale Telegram e rivolgendosi ai capi di Stato europei ha chiuso il post con un “Caldi saluti”.

Le parole dell’ex presidente russo sono altra benzina sulle paure che, grazie al continuo rialzo del prezzo del gas, stanno attanagliando l’Europa intera. Un problema centrale anche nella campagna elettorale per le elezioni politiche italiane del 25 settembre. La pax elettorale, proposta avanzata da Carlo Calenda nei giorni scorsi per portare il governo Draghi a prendere misure urgenti contro il caro-bollette, è stata rilanciata da Matteo Salvini, ma per ora prosegue in ordine sparso il pressing dei partiti che chiedono all’esecutivo un nuovo intervento a sostegno di imprese e famiglie. Il Governo per ora fa sapere che non sono in vista provvedimenti imminenti: bisogna aspettare il gettito fiscale di agosto e soprattutto si ricorda che il governo è in carica per gli affari correnti.

Il ricatto di Mosca sul gas

Mentre l’Europa arranca per i costi record dell’energia, la Russia brucia quotidianamente circa 4,34 milioni di metri cubi di Gnl (gas naturale liquefatto) nel suo impianto di Portovaya, vicino al confine con la Finlandia. Il dato, emerso da un’analisi della società norvegese Rystad Energy e condivisa dalla Bbc assieme a un’immagine del satellite Copernicus, in cui si evidenzia la radiazione infrarossa dalla combustione, conferma le immagini della Nasa già circolate all’inizio di agosto, dopo che Gazprom aveva ridotto al 20% la portata totale dei flussi verso la Germania attraverso il gasdotto Nord Stream 1. La conferma del ricatto di Mosca, secondo vari analisti. Ovvero la risposta del Cremlino alle sanzioni europee per l’invasione dell’Ucraina, con Vladimir Putin che brucia il gas godendosi lo spettacolo dei leader Ue in affanno a causa del costo dell’energia schizzato alle stelle.

Verso una riunione di emergenza

Una guerra ibrida che costringe i leader dei 27 ad una nuova riunione d’urgenza, che potrebbe essere fissata entro metà settembre. Al vaglio nuove misure contro i rincari delle bollette e l’ipotesi del tetto al prezzo del gas. Proposta osteggiata dall’Olanda, che tra il primo e il secondo trimestre del 2022 ha raddoppiato il suo surplus con l’estero, oltre ogni previsione, grazie all’impatto positivo del mercato di riferimento europeo sul prezzo del gas, il TTF di Amsterdam.

Si tratta in realtà di un mercato piccolo, da 1-2 miliardi al giorno per valore dei contratti scambiati (contro i 2 mila miliardi della borsa del Brent di Londra). Ma il boom dei prezzi sul TTF permette all’Olanda di registrare crescenti surplus, a spese della drammatica emergenza del resto d’Europa, e infatti il governo dell’Aia si oppone fieramente al tetto al prezzo del gas.