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Meeting Fed: tra piena occupazione e bassa inflazione

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Il meeting della Fed che si concluderà stasera non porterà cambiamenti nella politica monetaria ma sarà ugualmente importante. Gli investitori attendono indicazioni sul programma di riduzione del bilancio della Banca centrale e sullo strano scenario che vede la piena occupazione affiancata da una bassa inflazione

La riunione della Federal Reserve che si concluderà stasera non porterà cambiamenti nei tassi di interesse statunitensi. Né al rialzo, né al ribasso. Nel primo caso i mercati finanziari interpreterebbero la mossa come un’accelerazione della Fed sulla strada della normalizzazione. Accelerazione che, peraltro, troverebbe poca giustificazione nei dati economici statunitensi più recenti. Nel secondo caso forse il danno sarebbe ancora maggiore. Un taglio dei tassi indicherebbe sfiducia sull’andamento dell’economia.

Tassi fermi ma attenzione al comunicato

I tassi di interesse sono stati alzati di 25 punti base nella riunione di giugno. Questo è un altro motivo per cui la Fed non si azzarderà a ritoccarli così presto. I motivi di interesse della riunione sono altri. Dal comunicato ufficiale della riunione, gli investitori si attendono delucidazioni sul percorso di riduzione del bilancio della Banca centrale. E magari anche sulla dicotomia che contrappone uno stato di piena occupazione a una mancanza di crescita dei salari e, quindi a un’inflazione debole.

Sarà molto importante prestare attenzione alla view della Fed circa i dati dell’inflazione negli Usa” puntualizza Franck Dixmier, global head Fixed income di Allianz GI, che poi sottolinea come il “Deflatore dei consumi personali (Pce core), ossia il dato chiave della Fed per l’inflazione, è diminuito negli ultimi mesi all’1,4%”.

“Si registra – prosegue Dixmier – una crescente divergenza tra i deludenti trend inflazionistici e il mercato del lavoro statunitense che ha quasi raggiunto la piena capacità. Gli operatori finanziari martedì saranno particolarmente attenti alla spiegazione del Fomc circa tale dicotomia”.

Una dicotomia che il governatore della Fed, Janet Yellen, ha attribuito di recente a fattori temporanei.

Cosa farà la Fed oggi?
Il governatore della Fed, Janet Yellen

Previsioni sui tassi: un’altra dicotomia

Esiste un’altra dicotomia che potrebbe mettere in agitazione i mercati. A fronte di una previsione dei banchieri Fed per quattro rialzi da qui a fine 2018, gli investitori stimano solo un rialzo nei prossimi diciotto mesi.

“Dovrà essere il Fomc a sottolineare la convinzione della Fed verso i ‘dot plots’ (le previsioni dei banchieri) e il collegato corso d’azione, nonostante la debole inflazione” riprende Dixmier.

In altre parole, dovrà essere la Fed a spiegare agli operatori perché quelle previsioni sono adeguate allo scenario economico, attuale e atteso.

Spiega Didier Saint-Georges, managing director di Carmignac: “L’inasprimento della politica monetaria da parte della Fed è stata digerita bene dai mercati. I rendimenti dei Treasury Usa non hanno reagito male come accaduto dopo l’annuncio della riduzione degli acquisti di asset nel 2013 (il taper tantrum di Bernanke n.d.r.) mentre l’indice azionario statunitense S&P500 ha continuato a guadagnare terreno”.

Verso la riduzione del bilancio

Sarà l’altro tema importante del meeting di stasera. L’attesa di indicazioni sulla riduzione del bilancio Fed.

“Al di là dell’indicazione ‘quest’anno’ – riprende Dixmier – il ritmo e il calendario non sono stati annunciati: la riunione del Fomc potrebbe essere una buona occasione per fornire questi maggiori dettagli circa il tapering”.

“Il ritmo di questa diminuzione – conclude Saint-Georges – dovrebbe essere lento, ma la direzione è ormai tracciata e questo riduce il margine di manovra della Banca centrale statunitense. Di conseguenza, i mercati dovranno scontare gli effetti di questo evento inedito su tutte le asset class. Se l’economia statunitense si trovasse ancora in una fase di accelerazione, o se si potesse ontare sulla realizzazione del piano di stimolo fiscale del presidente Trump, il tapering della Fed potrebbe tradursi in un forte aumento dei tassi lunghi statunitensi e in una ripresa del dollaro. Ma, con il passare del tempo, le riforme dell’amministrazione Trump iniziano a fare acqua e il ciclo economico si avvia verso la fase discendente. Per questo, probabilmente, l’inasprimento della politica monetaria statunitense avverà in maniera molto progressiva”.