New York – Con l’assegnazione del premio per la pace l’Accademia del Nobel ha voluto mandare un messaggio chiaro all’Unione Europea: ricordatevi di quanto di buono avete fatto e invertite al piu’ presto la rotta delle politiche di austerita’ che non fanno che strozzare la crescita e gettare in poverta’ la popolazione dei paesi piu’ indebitati.
La motivazione ufficiale e’ quella di “aver garantito oltre sessant’anni senza guerre nel Vecchio Continente”. Riportare la pace nel continente devastato da secoli di guerre e tentativi di sopraffazione. In Italia, per esempio, siamo l’unica generazione che non ha avuto bombardamenti in casa, questo e’ indubbio. Ma siamo anche un paese ormai stremato, in cui la classe media e’ stata completamente depauperata da anni di politiche inefficaci e, piu’ di recente, misure di austerity.
Assume un carattere ironico, pertanto, che alla consegna del premio ci sia anche il primo ministro Mario Monti, le cui dimissioni anticipate hanno rigettato nel caos l’Italia e l’intera Eurozona. Tanto da spingere il ministro spagnolo delle Finanze De Guindos a lanciare l’allarme di effetto domino anhce sul suo paese.
I vertici delle istituzioni dell’Ue sono nella capitale norvegese dove viene oggi conferito il Nobel forse piu’ ambito, quello per la Pace. A ritirarlo fisicamente sono il presidente del Consiglio, Herman Van Rompuy, quello della Commissione, Jose’ Manuel Barroso, e il presidente del Parlamento di Strasburgo, Martin Schulz.
La cerimonia e’ celebrata alla presenza di re Harald di Norvegia, nel palazzo del Radhuset, sede del municipio di Oslo. A far da corona ai tre presidenti Ue i capi di Stato e di governo di 21 dei 27 Paesi che compongono l’Unione, tra cui anche il premier italiano, giunto nella capitale norvegese insieme a diversi suoi colleghi tra cui il Presidente francese Hollande e la Cancelliera tedesca Merkel.
Hanno declinato l’invito i leader euroscettici, con in testa il premier britannico, David Cameron. A rappresentare il Regno Unito e’, infatti, il vicepremier Clegg. Assenti anche lo svedese Reinfeldt (con la scusa della contemporanea cerimonia per gli altri Nobel in programma a Stoccolma), il cipriota Kristofias che, presidente Ue di turno, non ha gradito l’esclusione dal protocollo, e i capi di governo ceco, slovacco e sloveno. Colpisce l’assenza di Jean-Claude Juncker, presidente dell’Eurogruppo.
Van Rompuy, Barroso e Schulz hanno approfittato dell’occasione per lanciare un massaggio di ottimismo sulla capacità dell’Unione europea di tirarsi presto fuori dalla grave crisi economica che ha investito l’Eurozona e per sottolineare il ruolo rivestito dall’Ue nell’ambito della politica internazionale.
Il presidente del Consiglio europeo si è detto sicuro che “usciremo da questo periodo di incertezza e recessione più forti di prima”. Il presidente della Commissione ha invece fatto un riferimento alla guerra nei Balcani che, ha dichiarato Barroso, scoppiò per le distanze tra diversi Stati europei. “E’ stata una lezione” perché, ha sottolineato Barroso “quando l’Europa è divisa, è più difficile creare pace”.
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Per il tedesco Schulz, invece, gli europei dovrebbero guardare con maggior attenzione all’Africa: “Non si riesce a vedere che c’è un continente intero con bisogni di infrastrutture e di democrazia”, ha affermato il presidente dell’Europarlamento ricordando come “il Mediterraneo potrebbe essere una cerniera di sviluppo e di profitto, per entrambe le sue sponde”.
Un passaggio è però stato dedicato anche alla crisi finanziaria che grava sull’Unione e che per Barroso “dimostra che non eravamo attrezzati“. Il presidente della Commissione si è poi impegnato, d’accordo con il collega Van Rompuy ad andare avanti in chiave federalista, per arrivare “alla vera unione economica, monetaria e politica”.
La vigilia della consegna del premio Nobel all’Ue è stata interessata da una inevitabile manifestazione di protesta, di fatto fallita per scarsa partecipazione, organizzata dal movimento norvegese anti-europeo insieme ai no-global di Attac e della sinistra greca di Syriza. Registrata la partecipazione di un migliaio di persone.