L’investitore e filantropo miliardario Warren Buffett non è preoccupato per il futuro dell’America, “né a breve termine, né a lungo termine, e non lo è neanche per i massimi assoluti toccati di recente dai listini azionari Usa. Il Nasdaq 100 e l’indice allargato S&P 500 viaggiano intorno ai massimi di sempre testati il 31 agosto e anche il Dow Jones non è distante dal punteggio record di gennaio (oltre 26 mila punti).
In un’intervista concessa a CNN Money il finanziere faro della holding Berkshire Hathaway offre il suo parere sullo stato di salute dell’economia e sul perché rimanga convinto che i ricchi e i benestanti dovrebbero dare di più e pagare più tasse, un’opinione che sicuramente il presidente Donald Trump non condividerebbe.
“Una famiglia ricca non lascia mai indietro membri del suo clan”, dice il guru dei mercati, citando il fatto che “l’economia è in uno stato molto buono ora” e che quindi i più fortunati, le cui capacità e conoscenze si adattano meglio all’economia attuale, dovrebbero essere più generosi nei confronti dei meno fortunati.
“Stiamo andando di corsa”, ha sottolineato alla conduttrice Poppy Harlow. “La corsa si interromperà ma non sono in grado di dire quando. Forse tra nove mesi, forse tra nove anni. Ma non sono preoccupato per il futuro dell’America, né sul breve termine né sul lungo termine“.
L’amministrazione guidata dal leader dei Repubblicani ha varato a dicembre dell’anno scorso un maxi piano di tagli alle tasse che per il momento sembra effettivo nel rilanciare l’attività economica, almeno a giudicare dalla differenza enorme tra la crescita degli utili ante e post tasse delle società americane (+0,2% contro +6,7%).
I profitti aziendali, inclusi nei calcoli ufficiali del Pil, sono la dimostrazione dell’impatto positivo su questa voce del maxi piano di abbattimento fiscale, specie per gli ultra ricchi e per le grandi società (vedi riduzione della corporate tax dal 35% al 21%) della prima economia al mondo
In vista di una possibile escalation della guerra dei dazi, le aziende stanno anche esportando il più possibile e questo ha contribuito al buon risultato del Pil Usa lo scorso trimestre. La contribuzione delle esportazioni nette è stata importante (da 1,06% a 1,117%, il livello più alto da fine 2013.