Le paure di un rallentamento dell’economia globale, certificato dagli ultimi dati pubblicati in Cina e in area euro, unite alle tensioni geopolitiche in Venezuela, hanno allontanato qualche investitore rialzista dai mercati finanziari, ma non abbastanza da impedire alle Borse europee di salire ai massimi di due anni. L’andamento in gennaio, un mese che per ora presenta un computo positivo dopo i cali pesanti di fine 2018, dal 18 gennaio ha iniziato a peggiorare e rischia di compromettere in buon andamento del 2019. Ma oggi hi-tech e minerari guidano la carica.
Sul fronte macro, l’indice IFO tedesco ha deluso confermando il calo dell’attività e della fiducia in Germania, mentre le incertezze sulla Brexit e sulla guerra commerciale sino americana continuano ad alimentare la volatilità . Oggi i mercati azionari cercando di rimbalzare, ma la settimana è negativa. Sul Forex, il dollaro si indebolisce, mentre la sterlina recupera qualcosa nella speranza che venga scongiurato uno scenario di Brexit senza accordo. Ieri l’euro è stato penalizzato dalle parole accomandanti di Draghi (vedi grafico).
A livello settoriale i titoli tech corrono nonostante l’outlook deludente di Intel. Lato obbligazionario, i Treasuries scambiano in lieve ribasso e i bond dell’area virtuosa europea solidificano le posizioni confermano e confermano i guadagni settimanali. Tra le materie prime le quotazioni del petrolio sono in ribasso: i timori per l’economia e le tensioni commerciali pesano di più sul sentiment dei mercati rispetto al possibile surriscaldamento dei prezzi per effetto della turbolenta situazione politica in Venezuela. Se Nicolás Maduro non si dimette e gli Usa impongono sanzioni contro il grande esportatore di petrolio, Caracas si vedrà costretta a ridurre la produzione di greggio.