La fase di rialzi dei mercati azionari è avvenuta in concomitanza con volumi molto bassi. Anche quando gli Stati Uniti, dove il Dow Jones in una settimana ha vanificato tutti i guadagni di aprile per via delle paure di un’escalation della guerra dei dazi sino americana, hanno assistito a un trimestre record (il primo dell’anno), i pezzi scambiati sono diminuiti, come sottolinea Alex Botte, Strategist dell’asset manager Ostrum.
Potrebbe essere una cattiva notizia per i listini azionari, come aveva avvertito in tempi non sospetti il premio Nobel per l’Economia e nuovo asso nella manica di Pimco, Richard Thaler. “Il flusso di volumi non offre le stesse informazioni dei prezzi. Il numero basso di investitori nei mercati azionari alimenta dei dubbi sulla sostenibilità della fase rialzista per le Borse a inizio 2019″.
Le stime del gruppo sui mercati azionari sono per un calo degli indici principali europei, con il CAC 40 francese che è visto scendere in area 5.350 punti a fine anno. Il passo indietro della Federal Reserve che ha messo in stand-by il ciclo di strette monetarie “spiega la fase di rialzi dei mercati nonostante un’analisi macroeconomica che fa pensare a un peggioramento dell’attività in Europa“.
Paure guerra commercialeguerra commerciale ingiustificate
Detto questo, intervenendo nel giorno in cui entrano in vigore le nuove sanzioni Usa contro la Cina, lo strategist osserva che le paure associate alla disputa commerciale tra America e Cina sono ingiustificate, come dimostrano i numeri macro pubblicati di recente. I mercati azionari sono preoccupati per le conseguenze che la guerra a colpi di dazi avrà sul manifatturiero.
Se da un lato è vero che l’economia Usa è molto diversificata nei servizi, ma non è così “aperta” agli affari internazionali, dall’altro i dazi interessano 60 miliardi di dollari di beni l’anno. Secondo Botte “l’economia – che pesa molto di più, 20 mila miliardi – “è abbastanza diversificata e flessibile da riuscire a ridurre l’impatto della frenata degli scambi commerciali”. Senza contare che nel primo trimestre il contributo del commercio è stato nettamente positivo.
I prezzi delle Borse sono giudicati quindi “un po’ troppo elevati” da Ostrum, anche se visto il limitato numero partecipanti alle contrattazioni durante i rialzi, tutto può succedere. In caso di sorprese positive dal fronte geopolitico, economico o societario (siamo in piena stagione di trimestrali in Europa), per esempio, molti player di mercato che sono rimasti nelle retrovie durante il balzo di inizio 2019 dopo le perdite pesanti di fine 2018, potrebbero decidere di ritornare con prepotenza.