Economia

Mercati azionari: fine della festa? I fattori che remano contro le borse

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L’avvio di seduta positivo rilevato oggi sui mercati azionari europei non spazza via le ombre che si addensano sulle Borse, reduce da una settimana di debolezza.
Sia in Eurozona che negli USA, tutti i listini hanno chiuso l’ottava in territorio negativo, con il comparto utility risultato tra i peggiori in scia al rialzo dei tassi governativi. Negli USA, tra i peggiori troviamo anche il comparto tech, zavorrato dal calo di Apple (-3,3%) dopo la sentenza di un giudice federale della California sulle forme di pagamento esterne all’App store.
A Milano il Ftse Mib ha perso complessivamente perso l’1,45%. Gli operatori rimangono cauti in seguito ai timori di un rallentamento economico ed ai segnali di potenziale rimozione delle misure di stimolo da parte delle banche centrali.

I fattori che remano contro i mercati azionari

A dettare il cambio di direzione un mix di diversi elementi, tra i quali gli analisti di MPS Capital Services evidenziano:

1) il rafforzarsi dell’idea di un prossimo e progressivo ritiro dello stimolo monetario. Gli investitori continuano a interrogarsi sulle future mosse delle banche centrali del mondo e soprattutto della Federal Reserve, l’istituto che per primo potrebbe varare il tapering, ossia ridurre i sostegni all’economia. Su questo fronte, i funzionari della Federal Reserve continuano a battere il tamburo per il tapering anche dopo i deludenti dati sul mercato del lavoro.

Venerdì è stata la volta della presidente della Fed di Cleveland, Loretta Mester, la quale ha ribadito di essere favorevole ad iniziare il tapering quest’anno con conclusione entro metà 2022. Stamattina Harker (votante nel 2023) le ha fatto eco.  Quanto alla Bce, giovedì scorso il consiglio direttivo ha in parte rassicurato i mercati, annunciando una revisione soft del programma pandemico Pepp;

2) l‘aumento delle pressioni inflazionistiche. In particolare, l’aumento dei prezzi alla produzione, come è emerso dai dato Usa, è visto come un freno alla redditività delle aziende. Maggiori dettagli arriveranno domani con la pubblicazione dei dati sull‘inflazione USA di agosto;

3) Il moltiplicarsi di strategist che mettono in guardia verso possibili ulteriori cali dei listini azionari nelle prossime settimane/mesi. Tra questi gli analisti di Morgan Stanley, che mettono in guardia da un possibile calo della Borsa Usa fino al 15% di valori attuali.

Sullo sfondo rimane l’attenzione anche sull’andamento della pandemia e sul suo impatto sul pil mondiale. Goldman Sachs nei giorni scorsi ha dato una sforbiciata alle previsioni di crescita dell’economia Usa, che nel 2021 dovrebbe salire del 6% anziché del 6,4%.

Analisi tecnica: listini azionari lontani dai supporti

Da un punto di vista tecnico, non sembrano esserci particolari timori. Edoardo Fusco Femiano, market analyst di eToro, spiega a questo proposito:

Sul piano tecnico, i mercati azionari evidenziano debolezza diffusa ma siamo altresì ben lontani da aree di supporto dei prezzi anche solo minimamente significative. In aggiunta, nel corso degli ultimi diciotto mesi abbiamo assistito ad acquisti quasi sistematici ad ogni minima correzione, uno scenario che ad oggi resta sempre quello più probabile. Se è vero, come lo è, che settembre è un mese complesso per i mercati azionari, è fondamentale tenere a mente i principali indici globali vengono da sette mesi consecutivi di chiusure in positivo: statisticamente ciò favorisce l’idea che per la chiusura dell’anno porti ulteriori guadagni rispetto a quelli già considerevoli generati nel corso di questo 2021. In generale, questa settimana è piuttosto povera di dati macroeconomici significativi. Di conseguenza, l’attenzione degli operatori resterà concentrata sulle indicazioni provenienti dalle banche centrali circa le loro prossime scelte”